Da Caravaggio parte la nuova crociata anti-gay dei fondamentalisti: vogliono che i gay siano cacciati
I fondamentalisti cattolici continuano a ripetere che loro non sanno che farsene di un Dio che non può essere usato per legittimare l'odio. Con una violenza che pare disumana, giocano ad atteggiarsi a scimmiottare la parabola pubblicano e del fariseo, dimenticandosi che Gesù non tifava certo per quest'ultimo. Vomitando giudizi come se non ci fosse un domani, li troviamo tutti affaticarti e sudati mentre sbraitano come indemoniati che loro si sentono migliori e cogliono che le loro chiese siano chiusi al prossimo. Evidentemente Gesù era un idiota ad invitare all'accoglienza quando i loro falsi profeti alla Mario Adinolfi o alla Riccardo Cascioli benedicono una cultura dell'odio.
Forse consapevoli di come il loro odio si basi su falsità, chiedono che si impedisca qualunque forma di dialogo con le vittime della loro propaganda. Ed è così che chiedono venga impedito il tavolo di dialogo fra diocesi e realtà Lgbt cristiane in Lombardia, previste nel santuario di Caravaggio.
Fondamentalisti vicini al sito Twelveshields hanno scritto una lettera indirizzata al vescovo Antonio Napolioni, al rettore del santuario Amedeo Ferrari e al presidente del consultorio della diocesi, asserendo: «Ci sconcerta l’espressione realtà cattoliche LGBT, che ponendo sullo stesso piano la dimensione religiosa e quella relativa all’orientamento sessuale, di fatto contribuisce a legittimare e di conseguenza ad approvare comportamenti contrari all’ordine naturale, perciò definiti disordini nel catechismo».
Insomma, in ode a quanto gli piaccia vantarsi di avere erezioni alla vista di una parrocchiana o felici di poter citare san Polo quanto pretendono che le donne si sottomettano al loro uccello, dicono dia vere la certezza che Dio abbia sbagliato a creare l'omosessualità e che la natura debba essere ritenuta basata solo sul loro vissuto secondo prassi degli analfabeti funzionali.
La replica della diocesi è stata affidata a don Antonio Facchinetti, il quale precisa che «l’iniziativa, alla sua seconda edizione, non è promossa dalle diocesi lombarde ma dall’associazione nazionale ‘Cammini di speranza’, tramite il gruppo ‘Alle querce di Mamre’ che da alcuni anni si adopera, su mandato dell’allora vescovo Dante Lafranconi, per l’accompagnamento spirituale delle persone omosessuali cattoliche, alla luce della Parola di Dio e del Magistero ecclesiale».
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