Denunciò Toscani per blasfemia sperando di tappargli la bocca, ora manifesta in piazza contro chi ha condannato Asis Bibi per blasfemia
Mandato a quel paese Mario Adinolfi e abbandonato il sogno di una fuga in solitaria, sembra proprio che Gianfranco Amato stia cercando di tornare all'ovile attraverso una collaborazione con le lobby integraliste finanziate da Putin. In fin dei conti loro hanno offerto una poltrona in Senato a Simone Pillon mentre lui se ne va ancora in giro a proiettare immagini pornografiche sugli altari delle chiese...
L'occasione si è presentata attraverso la manifestazione ideologica con cui il fondamentalismo ha cercato di abusare populisticamente del nome di Asis Bibi. Se è facile prendere le difese di una donna condannata per blasfemia, sembra surreale che a farlo siano associazioni che chiedono dodici anni di carcere per le donne che decidono di non essere madri o che si battono quotidianamente per impedire che ai giovani lgbt siano offerte protezioni dal bullismo omofobico.
Nel caso di Gianfranco Amato e di Provita Onlus, l'ipocrisia pare ancor più grave. Solo qualche giorno fa il fondamentalista confidò ai suoi proseliti la sua speranza riguardo al fatto che la la sua denuncia per blasfemia contro Oliviero Toscani potesse limitare il suo diritto di espressione. Ma un uomo che usa la blasfemia come pretesto per limitare la libertà altrui può manifestare per una donna che i suoi colleghi integralisti hanno condannato con il medesimo stratagemma?
In quella piazza, a sostenere quel simbolo dei cristiani perseguitati che il fondamentalismo sta ormai trasformando in un simbolo politico dell'ultra-destra, c'era praticamente solo l'omofobia organizzata. Oltre alla nuova creazione politica di Amato (la Nova Civilitas), a manifestare c'era anche Toni Brandi di Provita Onlus, Filippo Savrese della CitizienGo eJacopo Coghe della Manif pour Tous... insomma, gli organizzatori del convegno integralista sponsorizzato dalla Lega di Salvini e Fontana che a Verona riunirà l'ultra-destra integralista. Un gruppo sotto l'egemonia della fondazione San Basilio di Mosca e di Brian Brown che vuole vietare l'aborto, vuole vietare l'omosessualità e vuole vietare la pornografia.
Ancora una volta la domanda sembra semplice: persone che vogliono limitare la libertà altrui per imporre con la forza il proprio volere possono usare il nome di una donna perseguitata dall'integralismo religioso per i propri fini politici?
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