La Lega spalanca le porte del Pirellone all'omofobia organizzata di Gandolfini. Al via la crociata anti-gay patrocinata dalla Regione
L'omofobia organizzata si riunirà sabato mattina al Pirellone per un convegno organizzato da Massimo Gandolfini col patrocinio leghista di Regione Lombardia. L'obiettivo è studiare strategie che limitino i diritti delle persone gay, sancendo che il coito vaginale debba essere ritenuto fonte di privilegi sociali, economici, giuridici e familiari. Ma si parlera anche di come impedire l'autodeterminazione dei malati, di come criminalizzare l'uso di droghe leggere e di come contrastare quella fantomatica «ideologia gender» che sostengono venga insegnato nelle scuole e che temono possa comportare una diminuzione del bullismo a danno degli adolescenti lgbt. A detta del gruppo di Gandolfini, il rispetto richia anche di «propagandare l'omosessualismo».
I lavori saranno aperti dal governatore leghista Attilio Fontana, a cui succederà l'intervento del ministro leghista Lorenzo Fontana. Ci saranno anche assessori ed amministratori leghisti, chiamati a raccontare le iniziative da loro intraprese contro i cittadini lgbt.
Protesta il Pd che chiede alla Regione di non sostenere «iniziative che puntano a ridurre i diritti civili» perché «in Italia come in Lombardia già da diversi anni si avverte un clima di aperta ostilità ai diritti civili conquistati passo dopo passo con anni di battaglie politiche e civili». Polemiche giungono anche dagli alleati di Salvini, con i Cinque Stelle che parlano di un «patrocinio inopportuno. La Regione rappresenta tutti i lombardi, dalla famiglia tradizionale alle nuove famiglie ai single, con figli indipendentemente da condizioni personali come razza, cultura, credo o orientamento sessuale».
Attraverso un comunicato stampa, i Sentinelli di Milano dichiatano:
Sabato 17 novembre, con il patrocinio della Regione Lombardia, si incontrerà la parte più oscurantista e retrograda del nostro paese.
Noi invece saremo a Lodi, proprio lì dove ha la solidarietà ha vinto sul razzismo e sull’intolleranza.
Al governatore della Lombardia ricordiamo che, suo malgrado, la regione deve rappresentare tutti i lombardi e tutti i tipi di famiglia indipendentemente da credo religioso, orientamento sessuale e condizione economica.
Sabato nel palazzo Lombardia andrà in scena il Medioevo senza nessuna considerazione e rispetto per i valori di accoglienza e inclusività che la regione dovrebbe promuovere attivamente.
Il family day ripropone un modello di famiglia dove la donna è considerata solo per la capacità di riprodursi, questo concetto non appartiene neanche più alla cosiddetta famiglia tradizionale.
Denunciamo l’ipocrisia di chi si dichiara contro la compravendita di essere umani e promuove lo scambio di bambini con terreni agricoli, di chi si dichiara a favore delle famiglie e toglie il bonus bebè, di chi sforna proposte di legge (il senatore Pillon) per garantire l’attività allo studio professionale di cui è proprietario.
Non permetteremo che vengano cancellati diritti faticosamente conquistati, non vogliamo essere contagiati dal rancore, misoginia e omofobia di questi individui, sabato li lasciamo nella loro arretratezza e meschinità e prepariamo fin da ora il nostro Family Day.
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