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Il governo delle Bermuda si appella a Londra per tentare di vietare (nuovamente) il matrimonio egualitario

Nelle Bermuda, prosegue la crociata integralista contro la parità dei cittadini. Dopo una prima approvazione del matrimonio egualitario a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale, è nella più totale soddisfazione da parte estrema destra omofoba nostrana che il governo locale introdusse una norma che avrebbe calpestato i cittadini dei cittadini gay ed avrebbe messo fine al loro diritto ad un'unione stabile riconosciuta dallo stato. Undici mesi più tardi, una seconda sentenza ha annullato gli effetti di quella decisione ed ha imposto il ripristino del matrimonio egualitario a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini e delle famiglie gay.
In quella che si sta trasformando in una barzelletta che non fa ridere, i fondamentalisti al governo si sono appellati all'Alta Corte di Londra per chiedere l'annullamento della sentenza della Corte Costituzionale dell'isola, sperando possa pronunciarsi a favore della loro volontà di imporre una sistematica discriminazione politica a danno delle famiglie gay.
Se è assai improbabile che Londra darà loro ragione, l'attivista Tony Brannon non esista a dichiarare che quella a cui si sta assistendo è «un attacco cinico, bigotto ed ipocrita ai diritti e alla libertà altrui».


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