117 migranti morti sulle coste della Libia. E a destra c'è chi esulta
«Io non sono stato, non sono e non sarò mai complice dei trafficanti di esseri umani, che con i loro guadagni investono in armi e droga, e delle Ong che non rispettano regole e ordini. Quanto a certi sindaci e governatori di PD e sinistra anziché denunciare la presunta violazione dei "diritti dei clandestini", dovrebbero occuparsi del lavoro e del benessere dei loro cittadini, visto che sono gli italiani a pagare loro lo stipendio». È con queste parole il ministro Savini commenta l'ennesimo naufragio nel Mediterraneo, dove 117 persone sono state lasciate annegare.
Ribadendo che lui punterà tutto sul razzismo, il leghista non si è risparmiato i suoi soliti slogan sul fatto che i morti sarebbero colpa degli scafisti e delle Ong, quasi come se aumentare i morti in mare potesse essere un deterrente al cercare un futuro per i propri figli. E non è mancato neppure il suo dostenere che i lagher libici non dovrebbero interessare gli italiani dato che i diritti umani altrui non lo interessano.
Se Salvini nega il razzismo delle sue politiche, è citando i suoi slogan che Flora Benincaso, responsabile di una delle liste che appoggiano Pasquale Di Rella alle primarie del centro destra per scegliere il candidato sindaco di Bari, ha salutato la strage del Mediterraneo di ieri scrivendo: «E per altri 117 la pacchia è finita». A seguire, ha aggiunto anche l'emoticon di una bara riferita ai 117 migranti morti:
E non meno grave è come Salvini preferisca i suoi selfie domenicali (con tanto di felpe della polizia) al doveroso cordoglio per le vittime. Lui, quello che si vanta di essere disinteressato a come i tre sopravvissuti dell'ultimo naufragio nel Mediterraneo dichiarino: «Meglio morire che tornare in Libia» in relazione ai lager che l'Italia finanzia:
Se fosse affondata una nave da crociera con 117 vacanzieri, oggi tutto il mondo sarebbe a lutto. Invece sono morti 117 migranti e la domenica si fa festa.
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