Il M5S propone il televoto di stato
Il M5S è tornato a proporre proporre uno stato basato sul televoto. Dai loro account social, lanciano la proposta per un «voto online» che viene presentato come uno strumento che porterà «ad un risveglio popolare» in nome di una presunta «libertà di espressione».
Il principio della democrazia rappresentativa sta proprio nel fatto che il popolo non è in grado di decidere su questioni molto importanti e quindi delega le sue scelte ad un rappresentate. Il voto online porterebbe le decisioni su famiglia, diritti civili, lavoro ed assistenza sanitaria ad un livello di consapevolezza pari a quella di chi vota per il Grande Fratello: il puro sentimento di pancia.
Se già oggi ci sono politici che preferiscono compiacere l'elettorato piuttosto che fare ciò che è giusto (si pensi anche solo a chi andò in Senato a leggere il Levitico contro il diritto al riconoscimento delle famiglie di un'intera minoranza), il televoto istituzionalizzato renderebbe norma un voto basato su pregiudizio e sulla convenienza personale. A nulla servirebbero gli psicologi oggi citato dai giudici per ritenere che la stepchild adoption sia nell'interesse del bambino, a decidere sarà chi dirà per mero pregiudizio che i bambini hanno bisogno di un uomo e di una donna perché disinformati e plagiati da quegli slogan di Adinolfi che cercano di proporre l'abitudine come se fosse un dogma.
E chi controllerà il software che gestisce il voto? Qualcuno teme che la scelta potrebbe cadere su un qualche soggetto privato, magari legato alla Casaleggio, in una totale noncuranza di come il dato digitale sia facilmente manipolabile.
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