Il MOS: «In Sardegna manca l'assistenza alle persone sieropositive e l'accesso al test»
«Cos'è questo codice 020?», grida un'infermiera. «Quello per l'Aids», risponde l'altra in una gremita sala d'aspetto. È questo lo scenario che si è trovato ad affrontare L.P., 42 anni e sieropositivo da 15, nel centro prelievi della “Stecca Bianca”.
Lui, come tutti gli e le altre pazienti della Clinica di Malattie Infettive di Sassari, questa situazione la vivono da più di un anno, da quando la direzione dell'AOU ha deciso di cancellare il centro prelievi della Clinica per “risparmiare”, quando basterebbe effettuare i prelievi in Day Hospital per poi inviarli, ogni mattina, al centro prelievi. Ma questa sensibilità non c'è e L.P. Ha deciso di farsi seguire dagli Infettivi di Cagliari «perché due ore di viaggio sono meno problematiche dell'umiliazione, della mancanza di privacy e della difficoltà a curarmi che ho sperimentato a Sassari».
La denuncia è del M.O.S. (Movimento Omosessuale Sardo), i quali spiegano come i prelievi siano solo uno dei problemi che le persone sieropositive della nostra città devono affrontare: organico ridotto all'osso con attese interminabili nella sala d'aspetto e medici ovviamente stressati, drastica riduzione delle visite in Day Hospital (troppo costose), assenza di corsie preferenziali per esami specialistici (anche in presenza di effetti collaterali da terapia), personale infermieristico non adeguatamente professionalizzato (mancanza di privacy e, addirittura, terrore del “sangue infetto”), cronica mancanza di reagenti per le sottopopolazioni (la conta dei linfociti, necessaria per conoscere lo stato di salute delle persone HIV+) così come per le MTS più comuni e, oggi, largamente diffuse, come la Sifilide o la Clamidia.
«Per la Sifilide bisogna “convincere” l'infermiera ad effettuare il prelievo per poi recarsi, fiala alla mano, alla rimessa delle autoambulanze, cercare l'autista di Ozieri e consegnare tutto a lui, sperando che la fiala arrivi a destinazione. Una cosa davvero umiliante!», racconta M.M.
Uno scenario da terzo mondo per una malattia, l'Aids, e un virus, l'HIV che sono ben lontani dall'essere debellati e che, a differenza del nord Italia e del resto d'Europa, nella nostra città continuano a crescere anziché diminuire.
Se L.P. Ha deciso di continuare a curarsi a Cagliari, altri semplicemente si lasciano andare, smettono di verificare il proprio stato di salute e cominciano ad essere meno aderenti con una terapia che gli provoca effetti collaterali fastidiosi, tanto da portare qualcuno ad interromperla del tutto. La conseguenza è un generale peggioramento delle condizioni di salute e, soprattutto, l'aumento della carica virale con un aumento vertiginoso delle possibilità di trasmissione dell'HIV.
E per verificare il proprio stato sierologico, l'unica possibilità di effettuare un test per l'HIV anonimo e gratuito (così come impone la legge 135 dal 1990 in poi) è oggi il laboratorio analisi del Palazzo Rosa, per “concessione” della Direzione Sanitaria dopo la denuncia pubblica del MOS di due anni fa.
«È ridicolo», sottolineano dal CLAS, Comitato Lotta all'Aids Sassari, «Le linee guida internazionali e persino quelle del Ministero della Sanità indicano nel test l'elemento principale nella lotta all'Aids. Dovrebbe essere disponibile ovunque e dovrebbero fare campagne martellanti per invitare la popolazione a testarsi. Se tutti conoscessero il proprio stato sierologico e assumessero le giuste terapie, il numero delle nuove infezioni verrebbe ridotto drasticamente. L'AOU e la Regione sono moralmente responsabili di tutti i nuovi casi!».
«Da tempo -afferma il MOS- la direzione della Clinica di Malattie Infettive ha richiesto l'apertura di un Day Service che, a costi ridotti, permetterebbe di superare gran parte delle problematiche scaturite da questa confusa riforma. Soprattutto per quello che riguarda lo screening, i prelievi e l'assistenza».
Il MOS e il CLAS sostengono le richieste della Clinica e chiedono un incontro con i vertici dell'ATS, dell'AOU e della Regione per portare la voce delle e dei tanti pazienti che, a causa dello stigma perdurante, non hanno il coraggio di uscire pubblicamente.
Nell'attesa di una risposta dalle Istituzioni, le due associazioni cercano di sopperire alle mancanze del servizio pubblico e lanciano la campagna “Usa la TESTa: verifica subito il tuo stato sierologico”. Grazie al sostegno di alcuni medici e psicologi, che hanno aderito con entusiasmo, e ad alcuni sponsor tra cui Andos e, soprattutto, il circolo Arci Borderline, le associazioni permetteranno a chiunque di effettuare un test veloce per l'HIV in forma anonima e completamente gratuita. Il test verrà svolto nella sede del MOS ogni mercoledì, previo appuntamento o recandosi direttamente sul posto, alla presenza di un medico infettivologo e di un/una psicologa e con la collaborazione esterna della Clinica delle Malattie Infettive. “Una iniziativa piuttosto onerosa ma crediamo necessaria” sottolineano dal MOS e lanciano un appello alle Istituzioni e, soprattutto, alle aziende private affinché finanzino l'acquisto di nuovi test che permetta di continuare l'iniziativa nel tempo.