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L'estrema destra veronese attacca e denigra il candidato al ruolo di Papà del Gnoco perché gay

Si chiama "Fortezza Europa" ed un gruppo di estrema destra che si definisce «tradizionalista, identitario e sovranista». I loro convegni volti a sostenere che l'intolleranza e l'odio verso lo straniero sarebbero «legittima difesa» hanno ottenuto il patrocinio del Comune di Verona e l'endorsement dell'Orine degli Avvocati di Verona (che attribuiva un credito formativo agli iscritti che vi avessero preso parte). Non solo. Sul loro palco c'etra pure il ministro leghista Lorenzo Fontana, chiamato ad essere relatore in un dibattito in cui si cercava di sostenere che i migranti «sono criminali» e che gli antifascisti mirerebbero «a cancellare ogni presa di posizione a difesa di Identità, Tradizione, Famiglia» dato che loro sostengono siano soliti etichettare «come neofascista, neonazista, nazifascista» chiunque si esprima «a favore di tali categorie».

Mentre ci raccontano che loro non si sentono fascisti anche se inneggiano ad una fantomatica «difesa della razza», è rispolverando le teorie di Mussolini sulla virilità del maschio italico che il gruppo di estrema destra ha inaugurato una crociata omofoba volta a sostenere che il «loro» carnevale debba essere riservato solo ai maschi di pelle bianca che si dichiarino eterosessuali.
L'attacco è contenuto in un comunicato intitolato "La macera del quartiere di San Zeno non ha bandiera arcobaleno" iln cui il gruppo di estrema destra afferma:

Le origini del Carnevale di Verona si perdono nella notte dei tempi. La storia del Bacanal del Gnoco, il Carnevale più antico d'Europa, è da sempre accostata alla figura di Tomaso Vico, medico del XVI secolo, che lasciò nel suo testamento l’obbligo di distribuire annualmente alla popolazione sanzenate viveri ed alimenti, in ricordo della rivolta del 18 giugno del 1531. In quella data gli abitanti più poveri del quartiere San Zeno, in preda ad una terribile carestia, diedero l’assalto ai fornai e la rivolta generale fu scongiurata solo grazie all’intervento di alcuni cittadini, tra cui appunto il Vico, che a proprie spese decisero di contribuire al rifocillamento degli insorti con beni di prima necessità come pane, vino, formaggio e soprattutto gnocchi. Per rievocare questo avvenimento nacque quella che viene considerata la più antica maschera d'Italia e d'Europa di cui si abbiano dei documenti certi: il Papà del Gnoco.
Negli ultimi anni, però, il legame tra la maschera e il quartiere di origine si è fortemente incrinato, dal momento che modifiche al regolamento hanno permesso che anche un non sanzenate doc possa ambire a rivestire la carica di Sire del Bacanal. Costituisce, infatti, un requisito sufficiente per avanzare la candidatura l’esser nati o anche solo residenti nel territorio di Verona e provincia.

Insomma, nell'evoluzione del loro «sovranismo», a diventare «straniero» è anche chi non è nato nel loro quartiere. Di questo passo, inizieranno a chiedere la secessione del loro pianerottolo e l'indipendenza dell'antibagno dal bagno.
Ricorrendo al solito complottismo volto a sostenere che chi non si piega alla loro ideologia lo farebbe solo per guadagnare soldi, il gruppo di estrema destra incalza:

Nonostante il Carnevale rappresenti da sempre un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie, sembra invece che le logiche dell'utile e del profitto oggi imperanti si siano infiltrate prepotentemente nel nostro Bacanal fino a tradirne i principi fondanti. L’abilità nella movimentazione di sponsor e di pubblicità piuttosto che l’appartenenza allo storico rione veronese di San Zeno rappresenta, da un po’ di anni a questa parte, la carta vincente e, forse, criterio fondamentale per l'accesso alle elezioni a Papà del Gnoco.

Giustificando il razzismo con la «tradizione», si passa all'attacco omofobo:

Quest’anno il continuo e progressivo allontanamento dai dettami tradizionali ha fatto sì che si potesse creare un'ulteriore stortura, concedendo alla politica di insinuarsi nel Carnevale veronese. L'annuncio della candidatura a Papà del Gnoco 2019 di un personaggio presentatosi alla stampa come “attivista gay veronese” non lascia spazio a equivoci circa la volontà del candidato di strumentalizzare la maschera sanzenate per la promozione di fantomatici diritti LGBT. La propensione alle “carnevalate” e al ricoprirsi di ridicolo di queste simpatiche macchiette è oramai arcinota a tutti i veronesi, che in altre occasioni hanno avuto modo e mai il piacere di assistere a sfilate tanto inopportune quanto di pessimo gusto. Il nostro augurio è che la maschera venga definitivamente sottratta dalle mani di chi vorrebbe speculare per fini politici e individuali su di essa per esser così restituita ai valori genuini, popolari e tradizionali che la ispirano nonché di diritto fatta nuovamente rinsaldare al quartiere di San Zeno.

Anche se è difficile proseguire la lettura di un delirante testo che arriva a sostenere che i diritti delle persone lgbt sarebbero «fantomatici», surreale è come dei pagliacci che giocano a fare i balilla non sappiano trovare altra argomentazione al loro odio se non quei soliti insulti gratuiti che si diletto ano a defecare contro i gay e contro i pride.
E con quale diritti si permettono di parlare dei Gay Pride come di «sfilate tanto inopportune quanto di pessimo gusto» quando quella loro pagina si mostrano mentre molestano dei ragazzini con i loro striscioni contro lo Ius-soli e con le loro squallide rime:


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