L'Uaar vince il ricorso al Tar contro il comune di Genova per la campagna “Non affidarti al caso”
Se i sindaci leghisti del genovese avevano tappezzato le strade delle loro cittadine con gli orridi manifesti omofobi di Provita, raccontando che il povero Toni Brandi sarebbe stato vittima di censura nella sua consueta aggressione alla dignità di chi non è conforme ai sui distinguo, è tra una ordinanza contro i senzatetto e un'azione puniva contro i poveri che il Comune di Genova aveva trovato il tempo per censurare i manifesti della campagna “Testa o croce? Non affidarti al caso” mirante a sensibilizzare l’opinione pubblica circa la scelta dei propri medici.
Con sentenza una pubblicata oggi lo scorso 4 marzo, il Tar della Liguria ha accolto il ricorso presentato dall’Uaar contro la delibera del Comune di Genova che ha impedito le affissioni.
«Accogliamo questa notizia con grande soddisfazione», ha commentato Adele Orioli, segretaria dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, «e sin da subito ci metteremo al lavoro per tappezzare Genova di manifesti. Sarà un’occasione che certo non ci faremo sfuggire per continuare a difendere i diritti di tutte e tutti»: «La questione dell’obiezione di coscienza del personale medico -al centro della nostra campagna- è infatti di grande importanza e attualità: basti pensare ai numeri relativi all’obiezione di coscienza all’interruzione volontaria di gravidanza che si confermano anche per l’ultima annata disponibile (il 2017) alti a livello nazionale -68,4% dei ginecologi e 45,6% degli anestesisti- e altissimi in alcune regioni: come in Molise dove i ginecologi obiettori sono il 96.4% o in Basilicata dove sono l’88%; ma anche a Bolzano dove è obiettore l’85% dei ginecologi e il 63.3% degli anestesisti».
La campagna “Testa o croce? Non affidarti al caso” ha campeggiato negli ultimi mesi su manifesti sparsi su tutto il territorio nazionale (da Bologna a Ragusa, da Ravenna a Savona, da Palermo a Biella, da Cagliari ad Ancona). Tutto o quasi. Il Comune di Genova ha infatti rifiutato le affissioni adducendo come motivazione «una possibile violazione di norme vigenti in riferimento alla protezione della coscienza individuale» e «al rispetto e tutela dovuti a ogni confessione religiosa». Delibera contro la quale l’Uaar il 28 gennaio scorso ha presentato il ricorso in questione.
«Le motivazioni addotte dal Comune per rifiutare la nostra campagna erano a nostro giudizio completamente infondate -prosegue Orioli- tanto più se pensiamo che solo pochi mesi fa, di fronte alle proteste per un maxi-poster antiabortista, il sindaco ha invocato il principio di libertà di pensiero ed espressione. Non possiamo che gioire del fatto che il Tar abbia riconosciuto la fondatezza delle nostre posizioni».