Giorgia Meloni tenta di usare i gay ammazzati per inveire contro chi contesta il fondamentalismo
Si è vantata di aver partecipato ad un congresso omofobo in cui si teirizzava una sharia di stampo cattolico, ha posato tutta tronfia con l'uomo che ha promosso le leggi anti-gay russe ed ha sostenuto che per «difendere Dio» sia necessario promuovere odio contro le famiglie gay.
Eppure Giorgia Meloni si è ora messa a sbraitare che gli altri dovrebbero fare qualcosa perché i suoi colleghi integralisti del Brunei hanno introdotto la pena di morte per i gay. Il tutto non senza dimenticarsi di inveire contro quell'Islam che spesso e volentieri è solita scimmiottare con le sue pretese basate sul fanatismo religioso quale lasciapassare per ogni più perversa forma di razzismo, omofobia e misoginia.
Ma il fatto più grave è come la fondamentalista cerchi di sostenere che chi ha osato contestare la sua abominevole idea di "famiglia" sarebbe responsabile degli effetti del fondamentalismo religioso a cui lei appartiene. Siamo alla mistificazione, neppure tanto celata. E neppure tanto celata è la falsificazione ideologica della comunicazione di una fondamentalista che sostiene che contestare le rivendicazioni politiche di un congresso significherebbe «contestare la famiglia».
Eppure la signora ha scritto:
Ovviamente lei non ha fatto nulla per quelle vittime che sta strumentalizzando. Di contro, Ivan Scalfarotto, Lia Quartapelle, Piero Fassino, Alessandro Zan e Laura Boldrini hanno depositato proprio oggi un'interrogazione al ministro Moavero. E, guardacaso, tutti loro erano contrari anche al congresso di Verona dato che chi è contro l'oscurantismo non può essere favorevole alle pretese che fanno comodo ai neofascisti nostrani.