Maratona di Trieste vietata ad atleti africani
Razzisti ed omofobi continuano a raccontarsi che il loro odio sarebbe da intendersi come un atto civico. Se Pillon ha ormai esaurito le parolacce che ha vomitato contro le donne che hanno dato un figlio alle coppie gay mentre racconta che sarebbe per «difendere la loro dignità» che lui intende proibirglielo per legge o attraverso ritorsioni su quei bambini, gli organizzatori del Trieste Running Festivaldifendono il loro divieto all'iscrizione di atleti africani al grido di: «Basta mercimoni, quegli sportivi sono sfruttati a scapito della loro dignità».
Ricorrendo a discriminazioni basate su base etnica, i promotori della gara annunciano tronfi: «Nessun atleta africano correrà la mezza maratona».
L’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) esprime sconcerto per le dichiarazioni del presidente dell’associazione organizzatrice e ricorda che «le norme del diritto sportivo e quelle dello stesso regolamento della gara non consentono discriminazioni fondate direttamente sulla nazionalità o sul continente di provenienza, né tanto meno, direttamente o indirettamente, sull’elemento etnico-razziale [...] se anche il fine proclamato fosse legittimo (la lotta all’asserito sfruttamento degli atleti africani da parte delle agenzie), i mezzi con i quali verrebbe perseguito (l’esclusione tout court degli atleti africani dalle gare) sarebbero incongrui e sproporzionati. E’ di tutta evidenza, infatti, che se vi sono situazioni di sfruttamento queste vanno superate intervenendo a sostegno degli atleti sfruttati e non precludendo loro la partecipazione a gare che, oltre a essere espressione del diritto di libertà che presiede anche all’attività sportiva, rappresentano una occasione per emergere e superare la situazione di sfruttamento che gli organizzatori dichiarano di voler contrastare».
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