Dal comunista padano che voleva legalizzare le droga all'amico dei fascisti che si scatta selfie con padre Pio
«Io non cambio idea» ha tuonato Matteo Salvini nel suo giurare su Dio che né Padre Pio e né quel "buonista" di Gesù potranno mai fargli cambiare idea sul fatto che l'accoglienza predicata nel Vangelo sia una stronzata dato che il razzismo porta più voti. Ed ovviamente lo ha detto alla vigilia della sua tappa elettorale a Pietralcina, durante la quale ha nuovamente strumentalizzato padre Pio a fini elettorali nel suo dichiarare che lui chiederebbe consiglio a Padre Pio quando si inventa leggi che possano danneggiare sadicamente la vita ai migranti o che possano diffondere armi da fuoco tra la popolazione.
«Nel mio piccolo, chiedo ogni giorno a lui un aiuto e un consiglio, perché col lavoro che faccio ne ho bisogno», ha detto mentre si scattava selfie davanti alla statua del defunto sacerdote.
Eppure Salvini è il volto del voltafaccia. Odiava i terroni ed ora dice di amarli. Amava i centri sociali ed ora dice di odiarli. Era comunista ed ora odia i comunisti. Era a favore delle droghe ed ora giura di odiare le droghe. Sperava che il Vesuvio potesse sterminare i napoletani, ora dice che vuole il loro voto.
Quando il ministro se ne va da Lilli Gluber a giurare che lui non intende fronteggiare il neofascismo perché troppo impegnato nel cercare di vietare la vendita legale della cannabis (la mafia che gestisce quella illegale lo ringrazierà), il leghista sta rinnegando sé stesso.
Era il 1998 quando al giornale "Il Sole delle Alpi" dichiarava: «Noi ci rapportiamo alle tematiche classiche della sinistra, dalla forte presenza statale alla liberalizzazione delle droghe leggere». Assiduo frequentatore del centro sociale milanese Leoncavallo, fondò i "comunisti padani" ed entrò nel consiglio comunale guidato dal leghista Marco Formentini. Fondò anche il "Parlamento della Padania", una assemblea separatista che chiedeva la secessione del nord perché i meridionali erano ritenuti ladri che toglievano ricchezze alla supremazia padana.
Poi ha iniziato ad andare sempre più destra, proponendosi come l'amico dei fascisti che cerca concenti attraverso la creazione di odio contro i migranti, i gay e le donne, proponendo una dielettrica populista che prometta una sovranità economica e politica che faccia tornare l'Italia ad essere uno Stato-nazione di stampo ottocentesco.
Il settore della cannabis-light è regolato da una legge del 2016 e la Cassazione, solamente a gennaio, ha ribadito che si tratta di una attività legale. L'uomo che ha chiesto protezione all'élite parlamentare davanti ad un processo per sequestro di persona, può davvero fregarsene della legge solo perché porta voti fare il finto perbenista?
E con che coraggio la sua Lega si è presentata alla discussione sul progetto di legge sulla legalizzazione delle droghe leggere con una riproposizione dei loro slogan contro i gay quasi fossero frasi fatte che vanno bene per tutto una volta che Gianfranco Amato ha coniato lo slogan? Eppure deputato leghista Marco Rondini è arrivato a ipotizzare una «rivoluzione antropologica» che agirebbe «per disarticolare i nessi e i legami della nostra idea di comunità» e di una «provata escalation» che inizierebbe con le droghe leggere per concludersi con la «dipendenza da droghe pesanti, come l’eroina».
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Nella foto: Salvini rende omaggio a Luca Lucci, il capo ultrà che accecò un tifoso interista con un pugno prima di essere condannato per spaccio internazionale di droga.