Toni Brandi e Jacopo Coghe molestano le atlete della nazionale per inveire contro i gay


Ogni giorno dovremmo essere grati di non essere intolleranti come i seguaci della setta di Provita Onlus. Per quanti rubli possa fruttare il business dell'odio, non pare certo invidiabile la vita di chi si alza la mattina con l'unico scopo di iniziare pensare che cosa si potrà inventare per defecare odio contro il suo prossimo.
Com'è noto, oltre a produrre portachiavi a forma di feto abortito, l'organizzazione diretta da Toni Brandi e da Jacopo Coghe è dedita anche alla promozione dell'omofobia e al contrasto dell'educazione al rispetto. Ad esempio, è paragonando i gay ai nazisti che la setta forzanovista si è lanciate nel sostenere che l'odio sarebbe una «opinione personale» che dicono debba essere rispettata.
Mostrandoci la loro strategia comunicativa, la setta pubblica un articolo che fa leva sulla paura verso una fantomatica «lezione gender» al fine di lodare il bulletto che sbraitava in faccia al professore quanto lui disprezzasse gli altri. Ma nella retorica dell'organizzazione, quello studente diventava il povero omofobetto che stava solo esprimendo «una visione differente» contro la dignità altrui. Peccato che tale teoria dovrebbe portarci a difendere gli studenti che inneggiano ad Hitler o chi sostiene che i nazisti stessero solo esprimendo «una visione differente» contro gli ebrei...

Come testimoniano la condanne per calunnia inferte a Massimo gandolfini, al senatore leghista Simone Pillon e alla fondamentalista Silvana De Mari, la comunicazione dell'integralismo organizzato ama creare verità alternative su cui costruire paure irrazionali. Ed è così che, davanti ad alla senatrice Monica Cirinnà che ha semplicemente pubblicato una fotografia della centrocampista italiana Aurora Galli che bacia la sorella, i leader della setta omofobica hanno iniziato a pubblicare decine di messaggi in cui la accusano di teorie da loro tessi inventate.
«Per Monica Cirinnà l’omosessualità è un lavoro da portare a termine», sbraitano. Ed è farneticando di un fantomatico «epic fail» attraverso decine e decine di messaggi ripubblicati istericamente sui loro canali social che troviamo il fondamentalista Jacopo Coghe che scrive:


Ed ancora, i teorici della sottomissione femminile che stamparono volantini con scritto che il calcio è per maschietti dato che loro esigono che alle bambine siano date solo bambole, arrivano ad inveire: «Ma quale coming out, ma quale arcobaleno mondiale? Lasci in pace le ragazze della nazionale di calcio e non rincorra i loro gusti sessuali, piuttosto festeggi e basta. Assurdo ricondurre tutto alla sua attività politica legata alle lobby Lgbt anche quando non c’entra nulla».

Peccato che il coming out se lo siano inventati loro e che siano stati proprio Jacopo Coghe e Toni Brandi a molestare le atlete per trovare un patetico pretesto con cui dare libero sfogo al loro odio.

La senatrice Cirinnà non è restata a guardare e commenta:

Di fronte alle dichiarazioni di ProVita, che come di consueto non perde occasione per tacere e preferisce vomitare odio, non so se sorridere o essere allibita. Questi signori confermano con le loro parole che, per loro, esistono diversi tipi di amore, alcuni degni di considerazione, altri no. Lo sapevamo. Si qualificano da soli e non meriterebbero nemmeno risposta: la foto del bacio tra Aurora Galli e la sorella è una bellissima immagine di amore, e come tale l’ho condivisa. Brandi e Coghe dovrebbero vergognarsi: qualunque loro dichiarazione ha l’unico effetto di alimentare odio e discriminazione. A loro ripeto, con orgoglio: ogni amore è amore, e per me condividerne la bellezza è la migliore risposta a questi tempi oscuri.

La tristezza del fondamentalismo appare sempre più avvilente, quasi quanto la loro perversione.
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