Belpietro sfodera il vangelo secondo Silvana De Mari per giustificare l'odio verso chi salva vite umane
È dalle pagine de "La Verità" di Maurizio Belpietro che la fondamentalista Silvana De Mari ha ritenuto di dover vomitare tutto il suo innaturale odio contro la capitana della SeaWatch, ricorrendo a quel suo solito ritornello che mira a sostenere che la vita altrui sia un'inutile spesa. In fondo si sa che il dio denaro fa molti più proseliti di quel Gesù che lei cita ossessivamente anche se poi la troviamo sempre pronta a defecare contro il suo invito all'accoglienza.
L'attacco è contenuto in un aberrante video di puro odio dal titolo "Signora Carola, la generosità si fa coi i soldi propri, non con quelli dei contribuenti italiani". Peccato che la signora De Mari fosse quella stessa tizia che pretendeva che gli italiani pagassero le atroci torture che lei e il suo amichetto Pillon speravano di di poter infliggere al povero Alfie, mostrandoci ancora una volta di quale disonestà ideologica sia capace la propaganda salviniana.
Fatto sta che, con la sua solita vocina stridula cacofonica, la signora De Mari si è messa a citare la parabola del buon samaritano sostenendo che in quel testo lei veda una legittimizzazione ai porti chiusi e alla xenofobia di stato. A suo dire, Gesù inviterebbe a non aprire la porta agli sconosciuti e sostenerebbe che nessuno deve chiedere ad una comunità di fare la propria parte nel rispetto delle regole intenzionali.
Rivolgendosi a Carola Rackete, la fondamentalista dice: «Lei ha fatto entrare nel mio Paese 40 persone che non si sa neanche chi siano. Ma è la sua mentalità che mi lascia esterrefatta: lei pensa che l'Africa sia una specie di fogna». Peccato che la signora Rackete non abbia mai detto nulla di simile e che la signora De Mari gli metta in bocca parole mai pronunciate così com'è solita fare anche contro i gay. In fin dei conti è facile creare odio sulla base di menzogne, così come patetica è l'arroganza di una donna che parla a nome di una nazione nonostante la stragrande maggioranza degli italiani non sia partecipe al suo disprezzo verso la vita altrui. L'Italia non è casa sua: è casa degli italiani, molti dei quali contrari all'inumanità di quella minoranza fondamentalista.
Ed ancora, la signora De Mari continua a chiamare per nome la capitana nonostante non si tratti sua sorella, ma pare anche qui evidente che la pluri-condannata per diffamazione non smbri avere idea di cosa sia il rispetto. E non meno grave è come la accusa di portare via uomini che servono all'Africa dopo aver sostenuto che quelli non sono i veri poveri. Peccato che anche qui la signora torni ad attribuire ad altri parole che sono state partorite dalla sua propaganda, ignorando che nessuno parla di povertà ma in fuga da guerre e da persecuzioni.
Ricorrendo ad una dietrologia da quattro soldi, la signora De Mari tenta pure di sostenere che l'aver salvato dalla morte quei migranti avrebbe avviato 40 donne africane verso la prostituzione. Il tentativo è sempre il solito: sostenere che il razzismo sia un atto d'amore verso quelle vite contro cui i fan di Salvini hanno lanciato slogan razzisti di ogni tipo. Dice la signora: «Le dico che madre natura, che non è scema, fa nascere tanti bambini quante bambine. Quindi ogni uomo corrisponde ad una donna. In Italia sono arrivati un enorme numero di uomini. Il 90% dei migranti sono giovani maschi, cioè giovani maschi in età militare, tra i 15 e i 35 anni. E lei ne ha aggiunti altro 40. Per ognuno di questi maschi, che arrivano qui spendendo tremila euro, chissà chi li tira fuori, c'è una donna che resta sola in Africa. E che cosa fa una donna che rimane sola in Africa. dato che l'Africa non è la Germania, difficilmente diventa capitano di una nave e ha due possibilità: o diventa la seconda, terza o quarta moglie di un uomo ricco o diventa una prostituta per i cinesi che stanno arrivando. Ora grazie a lei ci sono 40 donne in più su questo mercato. E ci sono 40 donne in Africa che senza la forza di un uomo non c'è tanta strada. Complimenti signora Carola. Tanto buona e tanto intelligente».
Peccato che quella grande intelligentona della De Mari non ci spieghi in che modo sarebbe cambiato qualcosa se quelle 40 vite fossero lasciate morire in mare o se fossero state deportate in un qualche lager libico.
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