Notizie -

Emilia, la lunga notte dell'ostruzionismo omofobo di Lega e FdI

In Aula hanno giurato sull'onorabilità di Giorgia Meloni che i loro 1780 enendamenti non erano ostruzionismo. Poi se ne sono andati a dormire, tanto lo stipendio gli sarebbe comunque arrivato e avevano già ottenuto visibilità mediatica mentre ripetevano a casaccio gli slogan del fondamentalismo organizzato.
È questa la cronaca della discussione della legge emiliana contro l'omofobia che è inizuata ieri mattina e che è tutt'ora in corso.
Nella notte, la Mentre la Lega ha lasciato solo 2 dei suoi 8 consiglieri mentre i 3 di Fratelli d’Italia si sono alternati in prolissi ed ideologici interventi fino alle 2, poi sono andati a dormire a turno lasciando un solo consigliere in Aula e, dalle 2:40, hanno anche smesso di chiedere la parola per perdere tempo.
Il Pd, invece, insieme ai gruppi di sinistra e all'opposizione del M5S, ha resistito ed ha sempre grantito il numero legale. Stamane, dopo 24 ore, erano stati vitati circa 400 emendamenti, tutti respinti.
Anche tra il pubblico gli attivisti lgbt hanno garantito presenze costanti mentre le quattro "sentinelle in piedi" inviate dell'integralismo organizzato sono sgattaiolate via nella notte.

Su Facebook Igor Taruffi, capogruppo di Sinistra Italiana, osserva: «La verità è che per la destra questa è la legge più importante in assoluto. Perfino più importante della richiesta di istituzione della Commissione d'inchiesta sui fatti della val d'Enza e di Bibbiano, che è all'odg della seduta. Giusto per dire quanto sia strumentale quel “parlateci di Bibbiano”».


Leggi l'articolo completo su Gayburg
Ed ancora:
La Meloni corre a sfruttare la Carini a fini di propaganda transfobica
Giorgia Meloni va dietro a Salvini nell'attaccare la pugile algerina
Toh, Christian Ricchiuti ha finalmente capito che Imane Khelif è una donna
Ceccardi, Tovaglieri, Borselli e Porro fanno branco contro l'altela che Salvini spaccia per "trans"
Continuano le vancanze cinesi (a spese dei contribuenti) per la figlia della Meloni
Giorgia Meloni torna ad usare sua figlia per propaganda (a nostre spese)