Silvana De Mari: «La depressione non esiste perché non è descritta nella Bibbia»
La depressione non esiste perché non è descritta nella Bibbia. È quanto sostiene l'integralista Silvana De Mari, inspiegabilmente ancora iscritta nell'albo dei medici nonostante trascorra la quasi totalità del suo tempo a promuovere teorie ascientifiche.
Dopo il suo aver spergiurato che l'omosessualità non sarebbe un orientamento sessuale ma «un comportamento appreso» che lei sostiene possa essere «disappreso» a piacimento, ora se ne esce scrivendo:
Nel suo lungo post, la signora inizia a sostenere che «una buona parte del nostro disastro dipende da un eccesso di narrazioni visive. Traduzione in parole povere: televisione e simili. Il nostro cervello emotivo non distingue tra vero e falso. Inoltre ha una memoria totale. Noi non siamo coscienti di tutto quello che abbiamo interiorizzato».
Inizia così a dire che non bisogna guardare i telegiornali perché «il telegiornale ci racconta dell’unico uomo che ha ucciso la fidanzata, non dei milioni di uomini che non lo hanno fatto, ci racconta del paese in guerra, non delle centinaia di paesi che non sono in guerra. Se guardiamo i telegiornali avevo l’impressione che il mondo sia costituito da guerre e ammazzamenti, con qualche terrificante terremoto». Sostiene anche che «una delle cause della diffusione sempre più brillante della depressione è la pubblicità», aggiungendo poi esista «l’unica eccezione della Chicco, nessuno fa più pubblicità a quanto sia bello avere un bimbo che arriva a scombinarti la vita e a darle un senso, nessuna pubblicità ti avverte che è meglio morire a casa propria circondato da gente che ti ama e non in una casa di riposo circondato da persone per i quali sei un lavoro».
Dopo tutte quelle banalità, arriva la solita polemica propagandistica, con la signora De Mari che inizia a sbraitare che «anche il matrimonio è diventato usa e getta, la sessualità è usa e getta, l’importante è avere i denti bianchi, mantenere la parola data è irrilevante. Facciamo il sudoku per riempire il tempo libero, oppure i solitari sul computer. E se lo utilizzassimo per ricamare le iniziali sui fazzoletti? Fabbricare sciarpe fatte con i ferri? Intagliare qualcosa, costruire?».
Arrivano poi frasi come: «Se un dodicenne non è cerebroleso o amputato delle mani deve andare a scuola lasciandosi le spalle un letto rifatto. Il valore che lui dà a se stesso, la sua autostima, per usare questo italiano di plastica, sarà molto più alto: ha fatto qualcosa, ha modificato il mondo. Insegniamo ai nostri figli a coltivare pomodori e intagliare il legno. Se sappiamo cucire o ricamare possiamo avere sempre capi assolutamente unici al mondo. Poche cose danno gioia come mangiare qualcosa che abbiamo coltivato noi. Sempre più spesso le persone mi chiedono: cosa me ne faccio dell’ottimismo se sono disoccupato? La mia risposta è: imparate a coltivare. Cercate di un pezzo di terra, se non siete in grado di pagarvelo, occupate un pezzetto di terra in maniera di non dare fastidio a nessuno. Se vi siete sbagliati, si avete dato fastidio, di cacceranno e niente di male: andrete da un’altra parte Da sempre le città sono circondate da questi piccoli orti di proprietà incerta. Imparate a coltivare. Imparate a segare. Imparate a costruire. Imparate a recuperare. Imparate a usi a usare le mani. Tornate a essere l’uomo che in grado di fare, senza supermercati, senza grande distribuzione, senza finanza, senza economia. Tanto più siamo autosufficienti tanto più la nostra depressione scompare».
In mezzo a tutte quelle banalità, la signora De mari veicola alcuni messaggi molto gravi. Innanzi tutto tenta di imputare alla depressione l'eutanasia, negando che esistano patologie che condannano alcuni malati terminali ad atroci sofferenze. Da un lato invita a trarre un profitto dai figli, invitando a produrli con lo scopo di poterne beneficiare durante la terza età, e dall'altro spiega come la sua contrarietà alle famiglie arcobaleno miri a far morire soli quei gay che lei ama perseguitare con la sua propaganda.
E non meno grave è come sostenga che la scienza debba essere reinterpretata sulla base della Bibbia, pur dimenticandosi che quella GpA che lei condanna è chiaramente descritta in numerosi passaggi di quel librone sacro che lei pare voler citare solo quando ne può trarre vantaggio.