La testimonianza di Amin, sopravvissuto alle purghe cecene


Mentre autorità russe si sono rifiutare di condurre una seria inchiesta sui fatti, una nuova testimonianza conferma le purghe dei gay che sarebbero avvenute in Cecenia nel 2017. A raccontare quanto subito è Amin Dzhabrailov, un sopravvissuto di 27 anni che è riuscito a fuggire da quell'inferno per farsi una nuova cita in canada.
Era il 2017 quando Amin aveva appena finito di pranzare e stava per tornare al lavoro. Un gruppo di agenti è entrato nel suo negozio da barbiere e gli hanno puntato contro le loro pistole. Il giovane è stato stato arrestato e portato in un campo di concentramento, nel quale è stato torturato e interrogato per due settimane. Il giovane racconta di come gli interrogatori fossero solo parte di quanto patito, dato che gli agenti di polizia ostentavano il loro sadismo nel sottoporre le vittime ad umiliazioni e violenze. È stato preso a calci, è stato picchiato con tubi di ferro ed è stato anche torturato con cavi elettrici collegati a mani, piedi ed orecchie. Le torture non erano necessariamente collegate agli interrogatori ma spesso venivano praticate per "divertimento" dai suoi carcerieri.
La sua testimonianza viene ritenute credibili in quanto compatibile con i dettagli rivelati da altri sopravvissuti alle purghe cecene.
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