Salvini torna a giurare che la finta bimba di Bibbiano sarebbe una «bimba di Bibbiano» anche se diceva di non averlo mai sostenuto
Sarà che Matteo Salvini è solito spergiurare qualunque cosa possa portargli profitto personale o sarà che il suo essere scappato a gambe levate da un serio confronto con la capitana Rackete dimostra come lui preferisca i comizi in cui un pubico disinformato non avrà gli elementi per rendersi conto di come lui li stia prendendo in giro, ma resta imbarazzate che il leader leghistia sia tornato giurare che la finta bimba di Bibbiano da lui esibita a Pontida sarebbe una «bimba di Bibbiano». Lo afferma dal suo profilo di propaganda:
Se la versione fornita dall'ex ministro non combacia con quella della madre, la quale racconta di essere stata adescata da alcuni uomini della Lega durante una manifestazione leghista a Roma e di essere stata invitata a partecipare al comizio padano, non è chiaro perché parli di chi «toglie i bambini alle famiglie senza motivo» quando la sua ospite detiene illegalmente una bambina rubata al padre in violazione della stentatezza a tutela della minorenne dopo che la donna si era auto-inflitta delle ferite nel tentativo di incastrare degli innocenti. E non va meglio con le allusioni alla presunta vicenda di Bibbiano, dove le indagini sono ancora in corso e dove in due su nove sono stati ravvisati abusi che hanno portato alla riconferma della preadozione (evidenziando la necessità di non sciacallare delicate indagini in cui si rischia di danneggiare dei minori).
Non meno surreale è come Salvini torni a parlare di una «bimba di Bibbiano» nonostante la sua menzogna sia stata già smascherata e lui abbi trascorso giorni a giurare sul sacro cuore immacolato di Maria che non avrebbe mai sostenuto che la bimba fosse di Bibbiano dopo che il suo partito aveva cancellato i post social in cui lo sostenevano.
Non solo. L'ex ministro ha anche dichiarato che «il razzismo non è colpa mia». Peccato che la sua affermazione non spieghi perché lui abbia speso migliaia di euro per promuovere sui social network dei messaggi finalizzati a creare paura degli immigrati attraverso rappresentazioni che li spacciassero come criminali, mostrandoci come il tizio che scappa dai confronti con persone in grado di obiettare alle sue affermazioni ami i salotti televisivi in cui tutti tacciono mentre lui le spara grosse.