Il partito del "parlateci di Bibbiano" decide che Salvini non risponderà del Russiagate perché c'è un'indagine in corso
Pare che le infiltrazioni leghiste all'interno dei massimi organismi dello stato stiano offrendo i primi profitti a Matteo Salvini. L'ex ministro non è solo ad un processo per sequestro di persona invocando l'immunità, ma ora si è garantito il "diritto" di non rendere conto agli italiani del suo possibile coinvolgimento nel Russiagate.
Le intercettazioni registrate presso l'hotel Metropol di Mosca lasciano assai pochi dubbi sulla trattativa condotta da un suo fedelissimo che prevedeva la richiesta di un surplus sul costo del gas richiesto alle famiglie italiane in modo da poter corrompere gli intermediari e i nostri risparmi nelle casse della Lega. Pare dunque dunque che Salvini fosse all'oscuro di un'operazione che avrebbe rimpinguato le casse del suo partito ma, dopo aver goffamente tentato di negare di conoscere Savoini, il leader del partito di estrema destra si è sempre rifiutato di rendere conto dei fatti in Parlamento. E lo farà ancora, dato che a capo del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che esercita il controllo parlamentare sull'operato dei servizi segreti italiani) è diretto dal leghista Raffaele Volpi, il quale sostiene che si Moscopoli non si debba parlare perché «c’è un’indagine della magistratura in corso».
Pare buffo che a sostenere questa tesi sia il partito del «palateci di Bibbiano», strenui sostenitori di dovesse essere ritenuti lecito speculare su delicatissime indagini che riguardavano dei minorenni ma non su presunti fondi neri con cui uno stato estero avrebbe pagato qualcuno per cercare di alterare gli equilibri del Parlamento Europe nel corso delle ultime elezioni.
Quasi a voler aggiungere la beffa la danno, quello stesso Copasir che ha graziato Salvini intende chiedere conto a Conte dei colloqui da lui autorizzati tra il ministro della Giustizia statunitense William Barr e i capi dei servizi in merito alle indagini contro Donald Trump. Insomma, quando gli organi di garanzia paiono al servizio di un partito e non dei cittadini, pare tirare una brutta aria.