La7 invita Mario Adinolfi ad insultare la professoressa licenziata perché trans


Mario Adinolfi sostiene che il suo definirsi opinabilmente "cristiano" debba valere come pretesto per aggredire e mancare di rispetto alle donne transessuali. Dopo essersi ereticamente preso il simbolo del cristianesimo come nome del suo giornaletto di promozione omotransofobica che attacca la vita e le famiglie altrui, è parlando rigorosamente al maschile che lo abbiamo visto invitato da La7 allo scopo di insultare e denigrare l'insegnante che sarebbe stata licenziata perché transessuale.
Se ovviamente pare inutile cercare umanità o etica in un fondamentalista che ha deciso di far soldi vendendo odio, vergognoso è come la venerazione dello share porti le emittenti italiane a offrirgli spazio mediatico in opposizione al ciarlatano che minaccia la salute pubblica con i suoi intrugli che era in onda negli stessi minuti su Canale 5. Il tutto con l'aggravante di come a farlo sia quella stessa emittente che negli anni scorsi ha sdoganato il nazifascismo con ospitate che hanno riportato nel dibattito politico i nostalgici del Ventennio.
Mentre la redazione del programma si vantava di aver creato uno «scontro» tra l'omofobo e una vittima di discriminazione, ci sarebbe da domandarsi quando il "giornalismo" alla Giletti e alla D'Urso ci porterà a non poter ascoltare la senatrice Segre a meno che in studio non ci sia un nazista che inneggia al suo sterminio...
Sprofondato nella sua poltrona, è ostentando la sua arroganza che Adinolfi ha sbraitato insulti, ha parlato rigorosamente al maschile e ha del "tu" alla sua vittima quasi volesse ostentare la sua mancanza di rispetto. Ed è mentendo che ai telespettatori che il fondamentalista se n'è uscito sbraitando che la donna non doveva poter accedere all'insegnamento dato che lui la riteneva alla ricerca di «scorciatoie per farsi pubblicità nonostante» sia il decreto sulla pubblica istruzione a prevedere assunzioni dirette senza concorso per determinate figure. Ed è sempre cercando di seminare zizzania sulla base di una falsa testimonianza che il sedicente "cristiano" non si è trattenuto neppure dal dichiarare che i «precari» dovrebbero «arrabbiarsi» perché una donna trans «cerca di passargli davanti andando in televisione». Magari si potranno arrabbiare per la legge, ma incitare odio contro chi lavora secondo le norme vigenti è una bassezza di cui pochi sarebbero capaci. Ma forse a determinare di quale squallore sia capace quel violento basta osservare come Adinolfi non si sia risparmiato dal mettersi a sbraitare contro la donna che li non avrebbe mai potuto avere figli.

Non va meglio quando è dalla sua pagina di propaganda d'odio che il fondamentalista scrive:
Guardate bene questi 80 secondi di tv perché vi spiegano come si costruisce un falso. Ieri ero invitato a La7 a discutere di un docente che sarebbe stato licenziato perché trans. A Massimo Giletti questa “prof” dichiara in 80 secondi che la scuola parificata che l’ha assunta e poi licenziata non sapeva che lei fosse trans. Cecchi apre la coda da Paone e dice che “per legge” non era tenuta a dirlo. Nel corso della trasmissione dimostrerò: che la trans mente a Giletti, che la proprietaria della scuola sapeva benissimo che era trans e che proprio per questo l’ha imposta come “valore aggiunto” alla riluttante preside, che la “prof” non era prof non avendo conseguito alcuna idoneità all’insegnamento, che lei stessa sa che le cose stanno così e non farà causa per discriminazione. Però ci montano su una bella ora di tv nella fascia di massimo ascolto (e La7 arriva buon’ultima, il teatrino era già passato da Raiuno) con studio con la scenografia arcobaleno a raccontare il caso di discriminazione dei trans. In realtà è l’ennesimo caso di una persona che mente per ottenere visibilità utilizzando la leva dell’ideologia transgender, che usano ormai come violento cliché, provando a dichiarare illegittima qualsiasi forma di resistenza di chi smaschera la loro attitudine a mentire. E quando ho ricordato alla trans che ovviamente conserva tutti i tratti anatomici maschili compresi gli organi sessuali, che ogni singola cellula del suo corpo gli ricorderà sempre la verità che è cromosicamente impressa e innegabile, allora è venuto giù il mondo. Ma alla attitudine a mentire si risponde ricordando le particelle elementari di cui è composta la verità.

Vantandosi di come lui sia ossessionato dagli organi genitali e di come lui esiga di essere ritenuto giudice che deve preoccuparsi di guardare fra le gambe degli altri, ecco che l'uomo vomita la sua solita litania sul fatto che la sua presunta "verità" dovrebbe essere imposta agli altri in ode alle sue limitazioni che gli impediscono di guardare al di là del proprio naso e delle proprie pulsioni sessuali. Ed è davvero violento che il fondamentalista sostenga che le persone transessuali avrebbero una «attitudine a mentire» che lui intende «smascherare».

I suoi fan ci mostrano i frutti della propaganda di Adinolfi, tra insulti e offese di chi non ha ancora capito che differenza ci sia fra transessuali e omosessuali:





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