Pillon si appella all'odio contro i mussulmani per "giustificare" il suo scimmiottare l'Isis

Il senatore leghista Simone Pillon ha pubblicamente elogiato i ladro che hanno rubato e gettato nel Tevere la Pachamama esposta dai vescovi romani, pronendo di nominare «dottori della chiese» gli autori del crimine. Lamentando che qualcuno ravveda nel suo elogio alla distruzione di reperti che lui definisce «blasfemi» delle modalità e ideologie identiche a quelle che hanno portato i talebani e i miliziani dell'Isis a distruggere opere d'arte da loro ritenute «blasfeme», è senza alcun pudore che il leghista si nette a fare vittimismo mentre di appella al suo solito odio religioso verso i mussulmani, evidentemente confidando che neonazisti e suprematisti gradiscono il suo strillare che il suo Dio sia più bello di quello degli altri dato che lui lo abusa a piene mani contro i gay, contro le donne e per chiedere l'arresto di chi salva vite umane che i suoi proseliti vorrebbero veder morire tra le acque del Mediterraneo.

Sempre ostentando la sua classica arroganza, scrive:


Tirare in ballo le moschee ha ben poco senso, apparendo come il classico tentativo di far leva sull'odio religioso quasi come se odiare giustificasse il suo fanatismo. E non è un buon segnala neppure vedere cosa scrivono i suoi proseliti, peraltro atti all'idolatria delle ampolle contenenti l'acqua del Po:


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