Arcigay Chieti lancia Inclusport

Arcigay Chieti è promotore una nuova iniziativa dedicata al mondo dello sport e rivolta a società sportive, atleti, allenatori o allenatrici: Inclusport. Si tratta di un progetto che mira a contrastare il fenomeno dell’omobitransfobia nello dello sport attraverso l’informazione e l’educazione al rispetto delle differenze.
Il progetto si articola in un incontro gratuito di tre ore con staff, atleti e atlete condotto da volontari/e esperti/e dell’associazione Arcigay Chieti Sylvia Rivera insieme alla dott.ssa Filomena Abbruzzese, psicologa, specializzanda in psicoterapia, sul tema del rispetto alle differenze nell’ambiente sportivo e il contrasto all’omobitransfobia con l’obiettivo di contrastare gli stereotipi e le disuguaglianze di genere nello sport.

«Lo Sport -spiega il presidente Adelio Iezzi- non è solo sudore e impegno, non è solo gioco di squadra o singola concentrazione, non è solo spettacolo, gara, non è solo divertimento; lo sport è un grande contenitore sociale. Una corretta pratica sportiva produce salute, benessere, educazione, democrazia e partecipazione, formazione e istruzione, inclusione e coesione sociale, rispetto delle minoranze, rigetto di violenza, razzismo, xenofobia e omobitransfobia. Promuovendo l’incontro tra culture diverse, persone diverse e identità diverse, lo sport promuove l’inclusione e la lotta alle disuguaglianze, rappresentando una leva di sviluppo sociale
Secondo il report del progetto europeo OutSport, rilasciato lo scorso maggio, oltre 90% delle e dei partecipanti percepisce l’omofobia e la transfobia come un problema nello sport, per cui tantissimi rinunciano alla pratica dello sport a causa del proprio orientamento sessuale o identità di genere.
Nel mondo dello sport è ancora un tabù, salvo rarissimi casi, fare coming out e dichiararsi gay o lesbica. Negli ultimi 50 anni (periodo nel quale il popolo lgbt ha cominciato ad uscire dall'ombra) non c'è stato un singolo calciatore (solo per considerare lo sport più diffuso e conosciuto) che si sia dichiarato omosessuale: il solo sospetto o uno stupido pettegolezzo rappresenterebbe la fine della carriera sportiva e sociale dell'atleta; i dirigenti sportivi d'altra parte ne ostacolano in tutti i modi l'uscita allo scoperto, pensando che l'immagine della squadra ne verrebbe in qualche modo danneggiata, vengono incoraggiati matrimoni di convenienza per celare una presunta "vergogna". D'altra parte si deve considerare anche, che soprattutto nel calcio, la tifoseria è una categoria sociale piuttosto variegata e questo può comportare l'essere in parte (si spera sempre più minoritaria) accomunata solitamente dall'essere omofoba, razzista e incline all'insulto, e purtroppo alle volte osserviamo che le società sportive ne sono totalmente succubi. Oggi un qualsiasi sportivo di colore in Italia deve mettere in conto di ricevere la sua dose di insulti e derisione durante le gare; figuriamoci un calciatore che si dichiarasse gay. Non è un bel momento per la nostra Nazione per tanti motivi, ma noi di Arcigay ci auguriamo di portare il nostro contributo di sensibilizzazione, educazione, inclusione, sperando in una risposta favorevole dalle società sportive abruzzesi».


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