Dopo 23 anni di inutili chiacchiere, forse si inizierà a parlare seriamente di una legge contro l'omofobia

«Prepariamoci a combattere», dice Nicola Zingaretti. Già, perché dopo 23 anni che si discute a vuoto di una legge contro l'omofobia, finalmente arriverà in Aula un testo. Ed è facile pensare che non piacerà a quella Lega e a quei Fratelli d'Italia che a Strasburgo hanno difeso i neonazisti polacchi e il loro promettere il rastrellamento dei gay in interi quartieri.
Nel nostro ordinamento il contrasto all'odio è affidata alla Legge n.654 del 13 ottobre 1975 (la cosiddetta “Legge Reale) che venne modificata con il decreto legge n. 122 del 26 aprile 1993 (meglio noto come “Legge Mancino”) e prevede la punizione di reati e i discorsi d'odio fondati su caratteristiche legati a nazionalità, origine etnica e la confessione religiosa. In 32 anni la Repubblica non è stata capace di aggiungere l’orientamento sessuale e l’identità di genere a quelle caratteristiche , riconoscendo gay, lesbiche e transessuali come vittime vulnerabili dell'attuale contesto sociale.
I vari leader del business dell'omofobia, da Gandolfini ad Adinolfi, passando per il senatore leghista Pillon, puntano da anni sul tentare di sostenere che l'odio sarebbe "libertà di opinione" e che i gay non sarebbero minimamente minacciati dato che la polizia non registra sotto la voce di un reato non previsto dall'orientamento attuale le centinaia di aggressioni omofobe che loro negano si siano mai verificate. Ed ovviamente non mancheranno di cercare di sostenere che Dio odierebbe i gay e che il buon "cristiano" non debba tollerare siano difesi dalla violenza...


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