È un flop il rosario per Salvini organizzato a Torino
Si sono presentati in poco più di dieci persone al rosario in favore dell'imputato Salvini indetto da Angela Ciconte davanti al Tribunale di Torino, raccogliendo persino meno partecipanti del blasfemo rosario contro i gay indetto dalla medesima fondamentalista. Ex adinolfiniana ed oggi fieramente leghista, la fondamentalista ha introdotto la sua preghiera asserendo che «se l’italia non ha un’economia e una struttura cristiana, un’identità e una tradizione che sono le nostre non possiamo accogliere nessun popolo».
Poco chiaro è in che modo il suo razzismo dovrebbe avere nessi con il villipendio alla magistratura per cui è indagato il "suo" Salvini. E non meno patetico è come la Cicconte si sia messa pure a sbraitare che lei prega per Salvini perché «non si vergogna di baciare i nostri simboli», poi poco importa se lo faccia profitto dopo anni passati a celebrare le sacre acque del Po.
A Repubblica, la fondamentalista assicura che Salvini ha sponsorizzato quella carnevalata: «Prima di essere qui abbiamo chiesto il permesso a Salvini, non ci saremmo mai permessi di essere qui senza il suo consenso», dice. Poi aggiunge pure: «Ci avevano detto che Salvini doveva restare in parlamento per fare il suo dovere, se è altrove a noi non interessa, la preghiera supera i chilometri e noi siamo vicini a lui qualsiasi cosa stia facendo. Non siamo qui per farci vedere con lui, ma sostenerlo. Salvini ci ha detto di andare avanti».
Inutile a dirsi, pare che la Ciccone non si chieda perché l'assenteista padano abbia scelto di andare al lavoro proprio nel giorno in cui si sarebbe dovuto presentare davanti ai giudici, in quel ricorso al legittimo impedimento che ha già invocato per scappare dai processi.