Il senatore Pillon ci ricasca: anche nel suo attacco ai centri anti-violenza fa sparire il materiale che sbugiarda le sue mistificazioni


Il senatore leghista Simone Pillon è stato processato e condannato per diffamazione ai danni del circolo Omphalos di Perugia dopo alcuni convegni omofobi che lo videro occultare parte del materiale proposto agli studenti per spergiurare che gli attivisti lgbt andassero nelle scuole ad invitare i ragazzi a provare il sesso gay.
Evidentemente il leghista non ha imparato nulla da quella condanna dato che, ancora una volta, è attraverso quel medesimo schema mistificatorio che il sentore ha attaccato e insultato i centri anti-violenza. La campagna a cui il senatore fa riferimento è questa:


Ci sono varie donne, di cui una sola ha il velo. Se pare evidente che la campagna si rivolga a tutte le donne e preveda una comunicazione inclusiva verso alcune minoranze in modo che tutte le vittime si possano percepire come destinatarie del servizio, il senatore leghista ha pensato bene di cancellare tutte le donne più visibilmente italiane. Il motivo? Mettersi a raccontare ai suoi proseliti che il senso di quella campagna è che i centri anti-violenza vogliano «mettere il velo alle donne» con lo scopo di «islamizzare l'Italia» nonostante i suoi padri sarebbero morti a Lepanto perché un leghista potesse pretendere di imporre alle donne l'obbligo di dover andare in giro vestite come dice lui (già, perché Pillon sostiene che la libertà non sia quella di permettere ad ognuno di poter fare ciò che vuole, ma sarebbe quella di imporre alle altre persone ciò che lui ha deciso per loro):


Oltre ad emergere chiaramente che Pillon non ami le femministe al pari di come detesti i gay, l'esasperazione del suo messaggio fa quasi sembrare che a lui diano fastidio persino i centri che combattono gli uomini italiani che picchiano le donne. E non meno ipocrita è come il leghista dica che le donne non devono poter indossare un velo nonostante non disse quando quel prete russo che chiedeva la depenalizzazione della violenza domestica si presentò conciato così al suo congresso di Verona:



Curiosa è anche la teoria di Pillon per cui i centri anti-violenza italiani non dovrebbero occuparsi della violenza che si registra in Italia dato che lui preferirebbe operassero all'estero al fine di veicolare messaggi che si prestino ad essere usata per la retorica razzista del suo partito. E non va meglio il suo sostenere che chi combatte la violenza sulle donne debba essere ritenuta «femminista» quando il contrasto alla criminalità non è attivismo di parte come lui pare voler sostenere. Il fatto che nei centri anti-violenza operino solo donne non è perché sono «femminista» come qualche leghista potrebbe sostenere, ma semplicemente perché una donna che viene picchiata dal marito si trova in una situazione psicologica che le impedirebbe di confrontarsi con un uomo (al pari di come un uomo vessato da una donna non andrebbe certo a parlarne con un'altra donna).
Le cose non vanno meglio con la storia dato che a Lepanto si combatté per il dominio commerciale sul Mediterraneo e per il possesso di Cipro (alla fine vinsero i turchi) mentre lui usa quella battaglia per sostenere che l'impero ottomano (generalmente molto più tollerante ed aperti dei regni cristiani europei) debba essere essere ritenuto sinonimo di un Islam che nella sua retorica vine usata come sinonimo dell'integralismo islamico (un po' come se si accusassero tutti i cristiani della chiusura mentale di Pillon). E chissà che qualcuno non gli possa far presente che non è trascorso molto tempo da quando le donne italiane venivano obbligate a mettersi il velo per poter entrare in una chiesa...

A questo punto bisognerebbe osservare che, se c'è qualcuno che vede vergognarsi, quel qualcuno è certamente il senatore leghista e non quelle donne che difendono altre donne dalla violenza. E chissà che il dipartimento pari opportunità di Regione Umbria non possa denunciare il leghista per la mistificazione da lui creata a fini propagandistici contro la loro campagna di comunicazione.
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