Quelli che vogliono "parlare di Bibbiano" propongono di rubare il figlio alla Ferragni
Il populista Nicola Porro è uno di quelli voleva parlare di Bibbiano solo fino a quanto la verità investigativa non ha sbugiardato tutte le bufale e le false illazioni che la propaganda di estrema destra si era inventata per abusare a fini politici di quei minori. Ora, forse a corto di idee per fomentare paure e odio sociale a beneficio della convenienza dei populisti, Porro se n'è uscito con un articolo di Gian Paolo Serino in cui si cavalca l'odio leghista verso Saviano per chiedere che qualcuno tolga i figli ai genitori che non piacciono alle destre. Il bello è che a sostenerlo è proprio quella parte politica che si è spellata le mani davanti ad un Matteo Aalvini che a Pontida sbraitava come un indemoniato che i giudici non dovevano potersi permettere di togliere la patria podestà ad una madre eroinomane che si era procurata da sola delle ferite al fine di accusare degli innocenti.
Al solito, l'articolo esordisce con la parte più politica attraverso il loro sostenere che sia doveroso togliere le scorte a chi combatte la Camorra. Il motivo non lo spiegano, ma forse lo dicono solo perché ama dirlo Salvini e loro vogliono dimostrargli la loro sudditanza. Tra gli immancabili insulti gratuiti vomitati contro i libri di Saviano (sia mai che i loro lettori non siano aizzati all'odio), scrivono:
La scorta togliamola a Roberto Saviano e diamola a Leo Ferragni, il figlio di Chiara e Fedez Ferragni. Per Saviano la scorta è da sempre soltanto una ruota che gli è utile perché il Solone dei giorni nostri senza averla perderebbe di “appeal”, ora che vive tra un attico di New York e lo studio di Fabio Fazio. Quella della scorta a Saviano è una battaglia che combatto da tempo, da anni, perché in un paese dove non esistono eroi ma solo martiri, Saviano è l’unico eroe che rimane martire in vita combattendo contro qualsiasi cosa tranne la propria onestà intellettuale.
I suoi libri non si vendono più, il suo primo Gomorra è stato dimostrato persino in Cassazione che è stato copiato. Non è certo un fantasma che cammina: ma un idolo, ormai per pochi, in pixel televisivi e interventi non più sociali ma social.
Detto dai seguaci di quel tizio che vive attaccato ad un telefono per gestire le sue campagne social a spese degli italiani, l'introduzione fa già un po' ridere. Ma è dispensando giudizi non richiesti che si passa al sostenere che le destre vogliono decidere come gli altri debbano crescere i propri figli:
Il povero Leo Ferragni – come abbiamo già scritto su queste pagine – è vittima di genitori “social”: a loro andrebbe tolta la patria potestà perché il povero pargolo biondo è sempre utilizzato su Instagram come “attrazione” e coverizzato di sponsor pur di fare cassa violando tutte le leggi che tutelano i minori.
Esatto, vogliono togliere la patria podestà alla Ferragli, ma difendono quella di una donna eroinomane leghista, passando dai "bambini rubati" al "rubiamogli il bambino" a seconda delle convinzioni politiche delle persone coinvolte. Ed è sempre chiedendo che lo stato tolga i figli all'affetto dei loro genitori che l'articolo inizia a parlare del minore come se fosse un animale:
Nel frattempo – mentre attendiamo l’esito delle denunce dei consumatori italiani- difendiamo il piccolo Leo. Come quando eravamo piccoli difendevamo i koala iscrivendoci al WWF e come fanno adesso i ragazzi per la difesa dell’ambiente o le firstsciure per i cagnolini e le pellicce.
Chiediamo a colpi di status che al Piccolo Leo vada assegnata la scorta di Roberto Saviano.
Che c'entra la scorta? Nulla. Serve solo a fomentare odio verso i nemici di Salvini, abusando di un minore attraverso parole e giudizi che nessuno dovrebbe permettersi di poter scrivere. E se Porro rilancia queste porcherie, allora possiamo anche noi dire liberamente cosa pensiamo delle sue capacità genitoriali? Possiamo anche noi invocare l'intervento dei servizi sociali perché salvino i suoi figli? Oppure il leghismo prevede che a vomitare odio debba essere solo chi vi lucra sopra?