Polonia. Tribunale assolve la campagna d'odio che accomuna omosessualità e pedofilia dicendo sia «informativa ed educativa»


La Polonia populista continua a dare prove di un fondamentalismo che sta riportando l'Europa nel Medioevo. Un tribunale ha infatti respinto una denuncia contro gli organizzatori di una campagna anti-gay che tentava di collegare l'omosessualità con la pedofilia. A detta dei giudici, quel messaggio di puro odio sarebbe stato «informativo ed educativo».
Dietro ai manifesti c'è l'organizzazione ultra-conservatrice Fundacja Pro, la quale ha cercato di alimentare l'odio della popolazione portando nelle strade lo slogan: “La pedofilia è 20 volte più comune negli omosessuali. Vogliono insegnarla ai tuoi figli. Falli smettere!".
Il dato, completamente infondato, si baserebbe sui controversi e contestati dati forniti dal pastore Mark Regnerus e dallo statunitense Paul Cameron. Eppure il tribunale distrettuale di Breslavia, nella Polonia occidentale, ha visto il giudice Adam Maciński pronto a dichiarare che quella campagna «dovrebbe essere considerata come avente una dimensione informativa e sociale» dato che lui «illustra il problema della pedofilia per il pubblico, nonché le differenze nel modo in cui l'educazione sessuale viene implementata tra i minori». E dato che le leggi polacche non prevedono alcun contrasto all'odio omofobico, Maciński ha anche stabilito che la campagna «è un'espressione della libertà di parola e di credo costituzionalmente garantita dell'imputato».
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