Montano le polemiche per manifesti fuorvianti fatti stampare da Provita Onlus in difesa dell'omofobia
Per quanto l'organizzazione integralista Provita Onlus sia tristemente nota per le sue campagne fdi disinformazione ideologica che mirano a cavalcare pregiudizi e paure contro i diritti di donne, gay e malati, c'è sgomento davanti agli orribili manifesti che Toni Brandi e Jacopo Coghe hanno fatto stampare contro una legge che contrasti i crimini di matrice omofobica. Evidentemente i due omofobi esigono che i loro figli sappiano che i loro papà faranno qualunque cosa potrà danneggiarli qualora osino avere un orientamento sessuale non conforme a quello che loro esigono abbiano.
Nel caso specifico, però, i due integralisti sono andati ben oltre a quell'odio che hanno promosso al Congresso di verona patrocinato dalla Lega, arrivando alla falsificazione della realtà e alla sovversione del buonsenso in "difesa" di chi compie reati.
Beatrice Brignone, Segretaria Nazionale di Possibile, e Gianmarco Capogna, Portavoce nazionale di Possibile LGBTI+, osservano: «Siamo sconcertati dalla campagna lanciata da Provita contro la discussione della proposta di legge sull’omobitransfobia. I messaggi apparsi oggi sui cartelloni pubblicitari altro non sono che mera propaganda tanto più che la notizia della calendarizzazione non è stata accompagnata ancora dal testo base che dovrà nascere dall’unione delle diverse proposte presentate in Parlamento. La campagna racconta falsità e rappresenta un ennesimo tentativo per ribadire la contrarietà a tutele e riconoscimento per le persone LGBTI; una posizione che contrasteremo in prima linea con le associazioni.
Non accettiamo alcuna speculazione ideologica e politica su un tema tanto importante che riguarda la vita delle persone LGBTI, spesso giovanissime. I numeri delle violenze e delle aggressioni testimoniano l’urgenza di strumenti concreti sia per la tutela delle vittime che per il sostegno dei centri che si occupano di violenza e, contemporaneamente, anche di prevenzione attraverso campagne culturali a partire dalle scuole. Proprio per questi motivi, nonostante la scelta di portare in aula la discussione vada nella direzione di dare al tema una priorità che ci trova d’accordo, riteniamo che ogni giudizio di merito sia legato al testo base che sarà presentato. L’importanza del contrasto all’odio per motivi legati all’orientamento sessuale e per identità di genere rappresenta un impegno di responsabilità che non deve tradursi in leggi frutto di compromessi al ribasso come già accaduto in altre occasioni».
A loro si è aggiunto anche Fabrizio Marrazzo, portavoce Gay Center, il quale afferma: «I manifesti apparsi a Roma contro la legge sull’Omofobia riportano affermazioni false, le leggi contro l’omofobia potrebbero vietare solo le offese verso le persone lesbiche, gay, bisex, e trans e non altro come riportato nel manifesto. Inoltre, le leggi presentate alla camera non prevedono neanche il reato di propaganda di odio, e non danno nessun sostegno certo alle vittime. Quindi, purtroppo anche in caso di approvazione gli omofobi possono continuare a fare manifesti, ed anche a discriminare dato che le vittime senza sostegni difficilmente denunceranno. Richiediamo ai deputati di rivedere la proposta di legge in modo da vietare la propaganda di odio e di dare sostegni certi alle vittime, come centri antiviolenza e case rifugio».
E mentre Jacopo Coghe dichiara al mondo che per i suoi figli lui vuole un mondo in cui l'odio sia ritenuto «libertà di espressione», patetico è come l'organizzazione Provita Onlus abbia più volte usato la scusa della «blasfemia» come strumento per censurare e limitare la libertà di espressione altrui, sottolineando come la loro ideologia miri a chiedere che agli altri sia vietata persino la libertà di poter vivere in santa pace mentre loro devono poter nominare il nome di Dio invano a fini politici e liberticidi manco volessero scimmiottare i miliziani dell'Isis.