I governatori leghisti faranno quello che dice Salvini e il governo: pronti ad aprire tutto per fare propaganda elettorale sulla pelle dei cittadini


Al nord i governatori leghisti faranno quello che gli ha ordinato Matteo Salvini e non quello che ha deciso il governo. Se Zaia ha annunciato che lui rinunciava alla prudenza visto che all'elettore populista poco importa se qualcun altro morirà, anche il leghista Fontana annuncia che in quella Lombardia in cui si contano più della metà dei morti da Coronavirus dell'intera Italia si compiacerà la propaganda elettorale del suo "capitano" e si aprirà più che in regioni in cui il contagio è sotto controllo.
Forse non pago dello sterminio di anziani avvenuti dopo che lui ha ordinato di portare persone in fette in mezzo ad anziani sani, il leghista Fontana sbraita contro Roma dicendo che lui avrebbe riaperto molto di più. Ed è solo in Lombardia e in Veneto che i ricconi potranno andarsene nelle loro lussuose seconde case a spargere il virus.
Inoltre annuncia che «Regione Lombardia è al lavoro con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilità di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose in una cornice di massima sicurezza» in modo da «tornare a garantire il diritto di culto ai cittadini». Peccato, però, che il leghista citi solo il cattolici quasi ritenesse che solo loro dovrebbero beneficiare di quel diritto.
Ed è così che Zaia e Fontana hanno deciso di usare il loro ruolo istituzionale per fare la guerra a Conte, proponendo quel populismo che mira a compiacere gli egoismi senza preoccuparsi troppo delle conseguenze (tanto diranno che i morti sono colpa di Roma e che gli assembramenti sia un loro regalo ai loro elettori).

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