La Polonia userà le restrizioni sul Coronavirus per limitare l'aborto e vietare l'educazione sessuale
In piena emergenza Conavirus, la priorità del governo integralista Polacco è la discussione di una nuova legge che mira a limitare ulteriormente l'accesso all'aborto e all'educazione sessuale. L'obiettivo è quello di approfittare del divieto di assembramenti derivanti dal rischio di infezione per impedire il sorgere di movimenti di protesta.
La norma mira a vietare l'aborto in caso di anomalia fetale grave o fatale, limitando ulteriormente una tra le leggi più restrittive sull'aborto in Europa. Al momento è possibile abortire solo in caso di pericolo di vita per la donna, in situazioni di anomalia fetale grave o fatale o se una gravidanza deriva da uno stupro o un altro atto criminale come l'incesto. A ciò si aggiunge come qualunque donna possa essere negati i propri diritti sulla base della "clausola di coscienza" che consente ai fornitori di servizi sanitari di rifiutare le cure sulla base di credenze personali o religiose.
Proposta nel marzo 2018, la legge causò una protesta di massa in tutto il paese. Ora si approfitterà dei morti per limitare i diritti dei vivi.
Inoltre il governo conservatore polacco vuole vietare l'educazione sessuale sostenendo la si debba ritenere una forma di «pedofilia». Chiunque fornisca a dei minori delle informazioni sulla sessualità, sulla salute, sulla riproduzione e sui diritti sessuali rischierà 3 anni di carcere. La pena sarà aumentata se si darà supporto ad un gay, sostenendo che l'omosessualità debba essere ritenuta una «minaccia alla cultura polacca».
E se da un parto si obbligherà le donne a partorire, dall'alto si vieterà di educare i giovani ad una sessualità responsabile in modo da accrescere il numero di bambine che resterà incinta. E non meno grave è l'uso strumentale della parola “pedofilia” volta ad evocare una violenza sui minori anche dinnanzi ad una legge che mira a minacciare i diritti dei minori stessi.
Entrambi i disegni di legge sono stati redatti e supportati dai gruppi di destra, tra cui l’Istituto per la cultura legale dell’Ordo Iuris, una setta integralista dichiaratamente conservatorice, anti-abortista e anti-gay.