Silvana De Mari dice che le drag queen sono persone malate e che il valore della donna si misura sulla fertilità del suo utero

Oltre ad abusare della religione per finalità politiche ed incitare i suoi seguaci all'uso delle armi da fuoco, la signora Silvana De Mari pare non voler mai perdere occasione per vomitare e ostentate anche il suo odio contro i gay. Lo ha fatto attraverso quel suo sitarello di istigazione all'odio, partendo dal suo presupporre che il valore delle donne debba essere valutato sulla base della capacità riproduttiva del loro utero.
Dopo le solite immaginette decontestualizzate messe lì solo per aizzare all'odio i suoi miliziani, è inveendo contro le drag queel che la signora si mette a sbraitare istericamente:

Queen, regina. La parola più alta. Noi siamo donne, domine, regine. Maria regina Mundis, Maria Regina Caelis. Nella parola regina c’è anche il nostro essere donne, c’è anche il nostro essere madri, c’è la potenza ancestrale e regale del nostro ventre che può accogliere tra le proprie viscere un’altra creature umana perché la vita possa esistere. Nella parola regina c’è l’onore che il mondo rende al nostro essere donna. La parola regina è stata rubata. La parola regina è stata profanata. La usano uomini che si travestono da prostituta con il viso nascosto da un trucco caricaturale.

Siamo dunque innanzi ad una fondamentalista che va in giro a giurare che i reti di matrice omofoba dovrebbero essere ritenuti "libertà di repressione" ma che lei esige si vieti agli uomini di potersi truccare da donna perché lei dice non debbano poterlo fare. Forse neppure i miliziani dell'Isis arrivano teorizzare simili repressioni.

Inventandosi la "scienza" sulla base del suoi profondo odio, è approfittando di come l'Ordine dei Medici si faccia prendere per il naso dalle sue continue richieste di rinvio delle delle udienze per la sua radiazione, scrive:

Cos’è un drag queen? Sui libri su cui ho studiato era considerato un disequilibrio che un uomo invece che essere fiero della propria virilità e usarla per proteggere la sua donna e costruire il mondo, la sperperasse sotto abiti ridicoli. Oggi digitando “drag queen” su Google la prima definizione è “artista, generalmente omosessuale o transessuale, che si esibisce in spettacoli di varietà travestito da donna, sfoggiando un trucco e un abbigliamento volutamente appariscenti, improntati a un’idea di femminilità eccessiva e talvolta parodica”. La parola artista oggi indica qualsiasi tizio faccia qualcosa di insolito. La parola chiave di tutta la definizione è parodia. La parodia della femminilità. La parodia della maternità. La parodia della virilità. Di femminile il drag queen non ha nulla. La femminilità è avere un corpo in grado di accogliere un’altra creatura umana tra le proprie viscere e generarla, e una mente in grado di sfidare e amare l’avventura di avere un’altra creatura umana tra le proprie viscere e generarla.

Chissà se sui libri della signora De Mari non c'era scritto che nessuno ha stabilito che una donna sarebbe tale solo se gravida, ma di certo è curioso some la fondamentalista ami inventarsi una sua "verità" che spaccia come se fosse rivelata anche quando è composta da grossolane semplificazioni populiste. Ed è così che la signora ignora che il termine «talvolta» smentisca il suo sostenere che tutte le drag dovrebbero essere ritenute «parodiche», ma è sostenendo che le si dovrebbe ritenere tali che la signora tira in ballo la maternità anche se non esiste tema più lontano dal mondo delle drag.

Basandosi sulla menzogna, la signora cerca di aizzare l'odio dei suoi proseliti sostenendo che dovrebbero sentirsi derisi da chi di certo non sta deridendo la donna:

L’aspetto che assumono le drag queen è caricaturale. Perché un individuo privo di utero e mammelle, che mai partorirà, osa deriderci? Perché questa parodia è incoraggiata?

Come ogni rantolo d'odio proferito dalla signora, lo scopo è ovviamente politico e finalizzato a dire che fanno bene la Lega e Fratelli d'Italia a dire che indottrinare i figli all'odio omofobico sarebbe "libertà educativa" ma che poter portare i figli ad ascoltare le fiabe lette da delle drag debba essere vietato perché Pillon esige che i genitori vengano costretti con la forza a non poterlo fare:

Il base a quale idea un drag queen è considerato adatto a leggere fiabe ai più piccoli in eventi sponsorizzati dai comuni e dalle istituzioni stesse? Non le magnifiche fiabe inventate dalle madri per far scivolare i loro figli nel sonno, Cenerentola, Biancaneve. Quelle che vengono lette sono storielle squallide e tristissime, Perché tu hai due padri?, cioè perché ti hanno tolto a tua madre, anzi ti hanno fatto nascere senza madre, oppure La storia dell’elefante che voleva essere una giraffa, cioè quella che in termine tecnico è una psicosi.

Se la signora pare avercela con chi ha due padri ma non con chi ha un padre che supra le figlie o una madre che abbandona i figli, immancabile è il tentativo di dire che le drag sarebbero esseri satanici. Sostiene che anche lei abbia visto una drag «con corna ed aspetto diabolico che legge fiabe di cosiddetta eguaglianza ed inclusione a bambini», giura che le drag amino fare «violenza sessuale su minori» e attribuisce ad una tizia sconosciuta l'affermare che «esporre i bambini alle drag queen non è diverso dall’esporli a spogliarelliste o pornostar». Non male per la fondamentalista che nei suoi videoproclami si vanta di come nei suoi libri per bambini abbia cercato di insegnare loro ad armarsi e a fare la guerra attraverso l'uso dei fucili.
Ed è sempre interessante osservare come queste "persone" amino generalizzare singoli casi e sostenere che migliaia di persone dovrebbero essere condannate sulla base di singoli episodi, ma poi elogiano quegli eterosessuali italiani che risultano al primo posto nel mondo per turismo sessuale senza che loro generalizzino.

Il delirio prosegue con al signora De Mari che si mette a dire che «ai bambini dovrebbero avvicinarsi solo persone con competenze di pedagogia», motivo per cui dovrebbe prendersela più con quel suo amichetto Adinofli che faceva portare i bambini ai comizi in cui parlava di penetrazioni e di vagine. E che dice di quei preti che stanno vicino ai bambini senza aver fatto sudi pediatrici? Vuole vietare anche loro e chiudere gli oratori?
Giura che dare delle prostitute alle drag queen che avrebbero dovuto leggere fiabe nella biblioteca di Roma sarebbe «un’associazione corretta». E senza citare alcuna fonte, giura pure che «la statistica» affermerebbe che «è corretto associare il drag queen a sessualità, anzi erotismo, e pornografia, e che, anzi, è scorretto non farlo».
Attaccando sempre le drag di Roma, la signora sconfina anche nella diffamazione sostenendo si tratterebbe di un «tizio incapace di vivere la sua sessualità che ci viene a educare».

Dato che la signora De Mari pare così disinformata da non sapere che esistono uomini etero che fanno le drag queen, è vomitando il suo solito odio e il suo squallido populismo che aggiunge:

Un uomo che non è capace di amare la propria virilità non è in grado di educare nessuno. Se avesse la possibilità di ricostruire quella virilità ferita, potrebbe diventare un magnifico marito e un magnifico padre, uno di quei padri che la sera leggono le vere fiabe, quelle con i cavalieri e le principesse. Se incontrate un drag queen amate l’uomo che è nascosto sotto la parrucca, amatelo per quello che è, per la sua magnifica realtà, e aiutatelo a ritrovare la strada smarrita della sua magnifica virilità. Non approvate i suoi tacchi a spillo e la sua parrucca, non permettete che resti incastrato in una menzogna, che come ogni menzogna non ha niente di divertente ma è solo un abisso di tristezza. O forse disperazione. La vita deve essere bellezza e equilibrio. La vita può essere bellezza e equuilibrio.

E se incontrate la signora De Mari, aiutatela. Non lasciate che possa marcire nel suo odio mentre sbraita come una indemaniata che lei non tollera che gli altri possano vivere in santa pace la propria vita. E chissà non possa guarire da quella ferita che l'ha ridotta così.

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