Fratelli d'Italia pare voler incoraggiare il pestaggio dei ministri
I populisti si stanno dimostrando più integralisti e violenti dell'Isis. Se i rapitori di Silvia Romano non le hanno fatto del male, pare servirà una scorta per proteggerla dalla feroce violenza dei seguaci di Salvini e della Meloni, i quali dicono di non tollerare la fede religiosa della ragazza. E non va meglio quando l'organo ufficiale di Fratelli d'Italia sia passato dal chiedere l'abolizione dei diritti civili delle minoranze al divertirsi ad immaginare che i ministri siano picchiati a sangue.
Se anche avessero voluto semplicemente simulare un interrogatorio, il sangue e i lividi sul loro "prigioniero" paiono voler aizzare quei camerata che Silvana De Mari invita ad acquistare fucili attraverso il voler lasciar intendere che la loro Giorgia Meloni sarebbe così "cristiana" da far torturare i prigionieri come avrebbero fatto i nazisti o i leader dell'Inquisizione.
Subito rimbalzata sui gruppi nazifascisti ospitati da Vk, l'immaginetta pubblicata dall'organo di stampa ufficiale del partito è questa:
In quel bullismo in cui i populisti vomitano odio nella speranza di ottener poltrone, è sui social che l'organo di stampa ufficiale di Giorgia Meloni aggiunge che il ministro andrebbe picchiato a sangue per farlo dimettere. Un po' come quel loro amichetto russo che vive in un Paese dove i dissidenti sono tutti così distratti da "cadere" sistematicamente dalle finestre:
Pare ovvio che se nella foto ci fosse stata la loro Giorgia
Meloni, si sarebbero stracciati le vesti, avrebbero inveito contro i "buonisti" e se ne sarebbero uscito con le loro solite frasette da bar contro i "democratici" o volte a sostenere che la loro leader sarebbe "discriminata" perché donna.
Il testo dell'articolo è la solita accozzaglia d'odio, in cui troviamo ancora una dialettica che incita una guerriglia parlando di gente che minaccerebbe i populisti con una postola:
Ministro Bonafede, confessi. Perché gli italiani – non quelli scappati di casa che la difenderebbero persiano con la pistola fumante in mano – hanno capito tutto. Nella storia con Nino Di Matteo l’ingranaggio si è bloccato a via Arenula. E per questo uno così non può restare un minuto di più alla guida del ministero della Giustizia. Quello di Bonafede è stato un comportamento semplicemente non degno della funzione ricoperta.
Il giornalista si mette così a raccontare che
Se questa vicenda esplode due anni dopo, è perché avete scaraventato fuori dal carcere centinaia di mafiosi e un giornalista coraggioso come Massimo Giletti ha fatto il colpaccio. Con quella trasmissione domenicale in cui le canta un po’ a tutti e adesso è toccato al ministro della giustizia. Siamo ancora al punto di partenza. Mentre si avvicina il giorno del voto sulla mozione di sfiducia presentata dal Centrodestra. Un atto obbligato, giusto e rappresentativo dell’indignazione di milioni di italiani per la liberazione – sia pure ai domiciliari – di fior fiore di criminali.
Anche qui gli ingredienti sono i soliti: i giornalisti di partito diventano «coraggiosi» si omettono le motivazioni per cavalcare il populismo di Salvini e ci si autoproclama rappresentanza di una maggioranza. Una maggioranza che dicono dovrebbero linciare e picchiare a sangue chi era ministro insieme a Salvini, un po' come quando attaccano il Mes dimenticandosi sia stato votato ed approvato dalla Meloni.
Certo è che, a furia di cercare profitti sull'odio, il rischio è che posa scoppiare una bomba sociale che distruggerà l'Italia e la renderà un posto peggiore di come l'abbiano ormai resa i populisti.