Provita sostiene che l'omofobia sarebbe una «fake news»

La lobby omofobica di Jacopo Coghe e di Tony Brandi sostiene che l'omofobia sarebbe una «fake news». Lo scrivono sulla loro pagina di propaganda:


Se è curioso che a negare l'esistenza dell'omofobia sia un duo che basa il suo fatturato sull'omofobia, nel loro articolo i due omofobi dicono che punire i reati di matrice omofoba significherebbe introdurre «un reato di opinione» cosi come dicono che chiedere ai preti il rispetto della legge sia da loro ritenuto «una dittatura». Lo scopo? Sostenere che Jacopo Coghe debba poter godete di privilegi derivanti dalle sue pulsioni sessuali, che debba poter pretendere di poter depravare i suoi figli indottrinandoli all'odio e che lo si debba esonerare dal rispetto delle leggi perché dice di essere "cristiano" anche se pare l'opposto. Ed è giocando con i numeri che dicono:

Ciò su cui si fa principalmente leva, a livello ideologico, perché un simile disegno di legge, che configura un vero e proprio “reato di opinione”, venga approvato in quattro e quattr'otto, è un presunto stato di “emergenza” in Italia, relativo appunto alle violenze contro gli omosessuali. Infatti, nella relazione introduttiva al disegno di legge Zan si legge che «i fatti di cronaca denunciati da numerosi quotidiani nazionali e locali hanno segnalato l'esponenziale aumento nel numero e nella gravità di atti di violenza nei confronti di persone omosessuali e transessuali». Un'affermazione, tuttavia, non supportata da numeri né statistiche. Come si può allora parlare di «esponenziale aumento» di aggressioni senza documentarlo? Sembra un'omissione troppo grave per essere casuale. E di fatto non lo è e il motivo è uno solo: i dati non esistono, semplicemente perché l'emergenza omofobia in Italia non esiste! Come acclarato più volte dall'osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, in questi ultimi anni – anche negli ultimi dodici mesi – le aggressioni fisiche legate all'orientamento sessuale, non solo non sono aumentate, ma sono addirittura decisamente diminuite, passando dalle 43 alle 29 annue. E ciò non lo dicono solo le “nostre” statistiche ma persino la “ultragayfriendly” Unione Europea.

Il giochetto a cui si appella la lobby di Jacopo Coghe è nota: dato che in Italia non è previsto un reato di omofobia, i reati omofobi non rientrano nelle statistiche. Eppure loro si inventano che quello significherebbe che non esisterebbero quelle aggressioni che risultano in costante crescita.

Surreale è come scrivano anche che:

Insomma, le violenze legate all'orientamento “di genere”, in Italia sono in calo, mentre risultano allarmanti i dati relativi agli episodi di razzismo e, anche gli atti di discriminazione contro gli obesi (a cui si tende a non dare nessuna importanza) sorpassano quelli contro gli omosessuali, ma chissà perché per proteggere (dati alla mano) i “veri” discriminati, non si fa assolutamente nulla, né a livello culturale, né tantomeno ci si sogna di creare leggi ad hoc per tutelarli.
E’ lecito dunque chiedersi se sia davvero il raggiungimento dell’” uguaglianza” (come dicono) lo scopo di certe azioni culturali e di governo o solo la creazione di una categoria protetta, di una casta di “intoccabili”, per la quale si arriva, persino, a scomodare le istituzioni.

Il giochino, come consuetudine populista, è creare false contrapposizioni con cui cercare di danneggiare le vittime delle loro campagne d'odio.


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