Quando Zaira Bartucca accusava Sky di «istigazione a pratiche di pedofilia» per il docufilm sulla bambina trans
È dal suo sito di propaganda filo-russa che la signora Zaira Bartucca si è fatta promotrice di una feroce disinformazione contro i bambini trans. Parlando del docu-film che raccontava la storia di una bambina alla scoperta della sua identità sessuale, è cavalcando il peggior populismo che la signora pubblicò un articolo non firmato in sui si leggeva:
Pianificata la messa in onda di “Butterfly”, la serie che racconta del bambino che si sente femmina. Le puntate sviluppate con l’associazione che convince i piccoli a diventare trans e che promuove i farmaci che bloccano la pubertà
Sostenuto esisterebbe una fantomatica associazione che «convince i piccoli a diventare trans», è insultando i genitori che accettano i propri figli che l'articolo pare voler incitare alla violenza sui minori nello scrivere:
Max si sente Maxine. Ha undici anni e, forse perché bombardato dai messaggi inneggianti le presunte teorie sull’inutilità del genere, vuole diventare bambina. Il padre, preoccupato per la salute e le sorti del figlio, lo scoraggia. La mamma – se così si può chiamare – ha pronti trucchi, mollette, vestitini rosa. Un dramma psicologico che Tony Marchant ha pensato di ridurre a fiction, prontamente sponsorizzata da associazioni e siti di matrice Lgbt. In Italia a cogliere la palla al balzo per mettere in atto l’ennesima parte di una propaganda capillare sarà – salvo che il lavoro degli attivisti mobilitati vada a buon fine – uno dei canali dell’emittente Sky. Quella, per intenderci, che si ostina a chiamare l’eminenza grigia George Soros “filantropo”, e che non è nuova a produzioni di questo tipo.
Poteva mancare un riferimento a Soros? Ovviamente no, dato che per loro tutto deve essere usato per fomentare odio e rendere il mondo un posto peggiore in cui vivere. Immancabile è anche un rafiletto in cui i fondamentalisti attaccano l’Agenzia italiana del farmaco che permette la somministrazione di farmaci in grado di bloccare la pubertà in chi manifestasse disforia di genere, in quel loro voler far credere che attendere lo sviluppo dei minori sarebbe contro il loro interesse in virtù di come loro prendano che le eventuali operazioni di riassegnazione di genere siano più invasive e pericolose possibili.
Immancabile è anche quella loro retorica per cui un genitore che li vede sostenere che un genitore abbia il "diritto" di pretendete l'indottrinamento omofobo dei suoi figli ma non debba poterli accettare per come la natura li ha creati in virtù di come Gandolfini e Pillon non vogliano.
L'articolo diventa così tragicomico, tentando di sostenere che l'accettazione della transessualità significherebbe negare il genere e che si tratterebbe di "pedofilia":
Eppure in Italia la tutela del minore, tolte le fantomatiche teorie sull’inesistenza di genere, è a livello legislativo molto chiara. Molto più chiara che nella Gran Bretagna dei Webberley. Anzitutto è il codice penale a punire tutti quei casi in cui viene disconosciuto al minore il diritto di stare bene, e dunque di avere salute fisica e benessere psicologico. Anche l’istigazione a pratiche di pedofilia è normata, e punisce chiunque riconosca un carattere sessuale ai bambini, anche parlando di omosessualità precoce. Se la si mette dal punto di vista dell’informazione, è il consunto Ordine dei giornalisti ad aver redatto assieme alle associazioni di settore la Carta di Treviso, poi confluita nel 2016 nel Testo unico dei doveri del giornalista. In questo viene stabilito, tra le altre cose, che lo Stato debba “incoraggiare lo sviluppo di appropriati codici di condotta affinché il bambino sia protetto da informazioni e messaggi multimediali dannosi al suo benessere psico-fisico”, e che i giornalisti debbano trattare le notizie nell’esclusivo interesse del minore. Belle parole che, per esempio, non sembrano interessare all’Ansa, che ha dato conto della notizia della serie tv dal solo punto di vista dei pregiudizi, tra l’altro inserendola nella sezione “Lifestyle – Società e diritti”. Nulla, sui pericoli cui i minori vengono esposti.
Avranno sicuramente notato aspetti del genere i promotori della petizione “Basta abusare dei bambini – Non mandate in onda la serie sul bambino transgender” pubblicata da Citizen Go. Mentre scriviamo, ha raggiunto 35.287 firme.
La tesi sostenuta è che si debba censurare qualunque verità non piaccia alle organizzazioni di propaganda transomofobica come quella di Ignacio Arsuaga. Sempre accusando Sky di istigare alla "pedofilia", l'articolo si conclude asserendo:
L’emittente potrebbe recepire la richiesta delle decine di migliaia di telespettatori e attivisti (magari ricordandosi di leggi e Testi che i comunicatori sono chiamati a rispettare e che invece sono ignorati perfino da chi è chiamato a vigilare), oppure potrebbe continuare a fare orecchie da mercante, così sollecitando indirettamente l’intervento del dormiente ministro alla Famiglia Lorenzo Fontana.
Per chi non è d’accordo, poi, l’arma vera è una sola: non guardare la serie e, se si incontra, cambiare canale. Chissà che i palinsesti non tornino, così, ad adeguarsi al sentire comune anziché a quello delle minoranze.
Esatto, si appellavano all'intercessione del ministro leghista che partecipava agli "Etero pride" organizzati dai neofascisti di Forza Nuova. E non meno tragicomica è la richiesta dell'appello: sostenere che si debba censure l'esistenza delle minoranze per occuparsi unicamente delle maggioranze in quel loro sostenere che si debba poter "non essere d'accordo" con l'esistenza altrui.