Tosatti e la farsa delle messe: così i fondamentalisti chiedono che la legge sia meno uguale per chi nomina il nome di Dio invano

A sentire Marco Tosatti, Gesù dovrebbe essere all'inferno dato che non è mai andato messa mentre il vaticanista pare voler sostenere che Dio giudicherà gli uomini sulla base delle presenze alle funzioni religiose e non sulla base delle loro opere. In quella carnevalata che vede l'estrema destra pronta a usare le messe come pretesto per creare odio contro il Governo e sostenere che la legge debba essere meno uguale per chi nomina in nome di Dio invano.
Quasi a voler fare terrorista, il fondamentalista tenta anche di spaventare i bigotti sostenendo che assistere ad una messa on-line non valga come presenza e che si andrà all'inferno perché non si è timbrato il cartellino. E si sa che per il fondamentalista bisogna farsi vedere in chiesa prima di pregare per la morte dei migranti o sperare che i loro figli crepino annegati tra le acque del Mediterraneo.

Da tempo impegnato a sfruttare ogni pretesto per attaccare il vaticano e sponsorizzare il dominio temporale del fondamentalismo, Tosatti si mette a sbraitare:

«Rivogliamo la Messa», così reclamarono alcuni giovani cattolici in reti sociali ed altri mezzi di comunicazione. «Dobbiamo rispettare l’isolamento sociale obbligatorio imposto dalle autorità statali», risposero alcuni vescovi, difendendo la sospensione delle Messe e dei sacramenti.

Immancabile è anche il suo porsi come un Azzeccagarbugli che pretende di poter decidere la legge secondo la sua convenienza:

Le norme che sottraggono la libertà alla Chiesa sono ingiuste e violano i diritti umani della libertà religiosa e di culto (cfr. Nazioni Unite (1948), Dichiarazione universale dei diritti umani, articoli 2, 18 e 19). I pastori devono «rendere a Cesare quello che è di Cesare», ma anche «a Dio quello che è di Dio» (Mt. 22, 21). Devono essere fedeli amministratori dei sacramenti e, come Gesù, dare la vita per amore.

Insomma, lui dice che per i preti non devono valere le leggi dello stato e che chi indossa un abito talare deve poter essere in prima linea nella diffusione un virus che toccherà allo stato curare. Ed è quasi surreale vedere come il vaticanista dica che sarebbe giusto impedire ai parenti di un malato di potergli far visita mentre i preti devono poter violare quelle regole in quanto preti:

L’assistenza ai malati e ai moribondi è di prim’ordine. Nel contesto d’angoscia che stiamo vivendo, molte persone muoiono sole, senza la possibilità di accomiatarsi dai propri cari, senza espressioni di affetto, senza assistenza spirituale e, persino, senza funerali. Il sacerdote deve essere presente per consolarli e accompagnarli nel nome di Gesù, perché Lui ci ha promesso che sarà con noi «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt. 28, 20). Deve trasmettere loro l’amore di Dio attraverso la Riconciliazione (ci sono confessionali pieghevoli portatili di cartone o alluminio simili a piccoli schermi), l’Unzione degli Infermi e la Santa Comunione.

E se qualcuno non fosse cattolico? A Tosatti pare non interessi nulla di chiunque non sia parte della sua fazione, dicendo che lui ritiene di dover venire prima degli altri in virtù di come lui esiga che ogni sua pretesa sia ritenuta legge.

Immancabile è l'intervento del consigliere fascista Fabio Tuiach, il quale sostiene che lui si sentirebbe in «dittatura» dato che lui non vuole fare la sua parte nella difesa della salute pubblica. Ed è sostenendo che infettare il prossimo e provocare morte sarebbe lo scopo di quel suo "cristianesimo" rivisto in salsa fascista che scrive:


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