Legge contro l'omofobia: la Cei scende in campo in difesa dell'odio


Loro sono quelli che si permettono di dire che l'omosessualità non vada intesa come un naturale orientamento sessuale come appurato dalla scienza perché il loro Ratzinger si è inventato che la si dovrebbe ritenere un «disordine oggettivo» per cui sarebbe preferibile avere in fratello pedofilo che un figlio gay. Si permettono pure di sostenere che l'omosessualità non piacerebbe a quel Dio che l'ha creata, così come ora spergiurano che l'odio sarebbe un diritto. Evidentemente le inquisizioni, le torture, le crociate e il loro supporto al nazifascismo non gli sono bastati a farli desistere dal voler essere complici dei carnefici.
Ed è così che la Cei è scesa in campo in difesa dei bulli che picchiano i compagni di scuola gay e dei neofascisti che li massacrano per strada, magari lamentandosi pure se queste prese di posizioni anticristiane stanno svuotando le loro chiese. I vescovi sostengono che «Esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio» anche se la legge prevede aggravanti per chi offende la religione e nega pari tutele a chi rischia di essere massacrato per strada da dei perfetti sconosciuti solo perché esiste e non piace a Jacopo Coghe.

Nella lettera che segna la loro discesa in campo a sostegno dell'odio, i vescovi se ne escono con le solite favolette populiste che negano la realtà, sostenendo che loro guarderebbero «con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia» in virtù di come loro dicono che «per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni. Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide».
Dicendo che considerare l'odio omofobia come aggravante in un processo per chi ha commesso un reato al pari di come già avviene per chi delinque contro un sacerdote, i vescovi sostengono che «si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte».

Sempre rilanciando la propaganda neofascista e populista, i vescovi si mettono pure a raccontare che «sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma, e non la duplicazione della stessa figura, significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso». Peccato che il testo in esame non preveda alcun reato di opinione, com'è evidente anche solo guardando cosa può dire Salvini senza essere punito dalla Reale-Mancino in termini di odio etnico. Ed è così che è sulla base della falsa testimonianza che i vescovi italiani si scagliano contro una norma che punirebbe solo ciò che rientra nell'istigazione a commettere atti discriminatori o violenti contro qualcuno in virtù del suo orientamento sessuale o della sua identità di genere.

La presidente della Commissione Giustizia della Camera, Francesca Businarolo (M5S), si dice sorpresa della presa di posizione, liberticida e discriminatoria assunta dalla curia e commenta: «Sono molto sorpresa dalla reazione dei vescovi. Affermare che “esistono già adeguati presidi” per contrastare questo fenomeno significa non voler prendere atto di una dura realtà di discriminazione nei confronti della quale noi sentiamo la responsabilità politica ed etica di intervenire».
Anche Alessandro Zan, relatore del provvedimento, osserva che «sorprendono le critiche della Presidenza CEI alla legge» anche perché il «testo unificato ancora non è stato depositato» e dunque ci troviamo davanti a chi spara contro le vittime sulla base di becere illazioni. Ed è sbugiardando le bugie raccontate dai vescovi che Zan ribadisce che «il testo base contro l’omo-transfobia che tra pochi giorni verrà adottato in Commissione Giustizia della Camera interviene sui reati di istigazione a commettere atti discriminatori o violenti e sul compimento di quei medesimi atti per condotte motivate dal genere, dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere. E estende ai reati comuni commessi per le stesse ragioni l’aggravante prevista dall'articolo 604-ter. Nulla di più, ma neanche nulla di meno».
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