Indro Montanelli era un razzista e un pedofilo, ecco perché c'è chi contesta le statue in suo onore
Pur di incitare all'odio omofobico, i populisti si sono inventati che Mario Mieli sarebbe stato un pedofilo anche se la storia dice che non avrebbe ebbe mai un solo rapporto con un minore. La loro congettura, che la loro Silvana De Mari ha cercato di estendere persino all'intera comunità gay, si basterebbe su una interpretazione ideologica di un passo in cui l'attivista rivendicava solo che i bambini avessero una sessualità.
Ma mentre loro si appellano a interpretazioni letterali di testi estratti dal loro contesto, il loro eroe si vantava di essere un pedofilo razzista, stupratore di minorenni. Però era di destra e razzista, dunque per lui esigono statue e celebrazioni anche se per Idro Montanelli non servono le patetiche congetture che si è inventata la signora Silvana De Mari: lui ha fieramente rivendicato la sua pedofilia sino alla morte. Nel 2000 firmava un articolo da vomito in cui parlava della guerra coloniale come di «un'avventura» mentre diceva che la minorenne che si sarebbe "sposata" avrebbe avuto una «puzza di sego di capra mentre la scopava» e che lui avrebbe avuto difficoltà di penetrarla perché «infibulata dalla nascita». Si vantava anche di come la madre della sua vittima sarebbe intervenuta «per demolirla» «brutalmente». Insomma, c'è da provare nausea davanti ad un essere che si vantava di aver comprato una schiava minorenne e si averla stuprata con la complicità della madre:
I populisti potranno paragonare chi getta vernice contro le statue di Montanelli ai Talebani, ma la loro difesa dello stupro non gli fa onore. È questo il motivo per cui svariati gruppi studenteschi chiedono si tolgano che statue che celebrano un razzista stupratore.
Davanti alla vernice lanciata sulla sua statua, il lettori de Il Giornale hanno difeso a spada tratta il loro stupratore di minorenni, dicendo che i veri "razzisti" sarebbero quelli che contestano i razzisti che stuprano le minorenni:
Dai loro rancorosi messaggi emergono due chiari fattori: ormai assuefatti alla logica della contrapposizione, per loro tutto è pretesto per prendersela con la sinistra o contro quei migranti che sono la loro ossessione. A loro non importa se il gesto va riportato a chi l'ha compiuto, loro preferiscono strumentalizzare la realtà per inveire contro chiunque non sia populista o fascista, esattamente così come la propaganda di destra gli ha insegnato a fare. L'altro elemento interessante è la presenza di insulti che è stato il loro Matteo Salvini a coniate, spiegandoci che la matrice del loro incondizionato odio ha un nome e un cognome (e pure una figlia che sarebbe potuta essere stuprata come la povera Destà).