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La Cedu ribadisce che l'omofobia NON è "libertà di espressione"

Mentre il fondamentalista Jacopo Coghe dice che l'odio omofobico sarebbe "liberta di espressione" oltre ad essere la fonte degli ingenti quantitativi di rubli che gli ortodossi versano nelle tasche della sua organizzazione, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha respinto il ricorso di un uomo omofobo che lamentava la presunta violazione della sua libertà di espressione.
Il caso riguarda il signor Carl Jóhann Lilliendahl, un cittadino islandese nato nel 1946. Opponensodi all'educazione al rispetto nelle scuole, nel 2015 scrisse numerosi commenti pubblici in cui definiva l'omosessualità come una «deviazione sessuale» e i gay come «devianti sessuali». Denunciato ed assolto in primo grado, è stato condannato ad una multa di 100.000 krónur islandesi (circa 800 euro). dalla Corte Suprema, la quale ha ritenuto che le affermazioni dell'omofobo fossero «gravi, gravemente lesive e pregiudizievoli».
A quel punto il signor Carl Jóhann Lilliendahl si è rivolto alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, sostenendo la violazione dell'articolo 10 (libertà di espressione) e dell'articolo 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. I sette giudici hanno però dato ragione al tribunale islandese, osservando come i suoi commenti fossero indirizzati a promuovere l'intolleranza e l'odio verso i gay. hanno inoltre chiarito che non si punirà invocare la "libertà di espressione" in opposizione alle norme che hanno lo scopo di "proteggere i diritti altrui".
La Corte ha così oggi respinto la denuncia del ricorrente e l'ha dichiarata inammissibile ai sensi dell'articolo 10 CEDU.


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