Lo schifo dello spot pro-omofobia di Provita Onlus
Jacopo Coghe, in qualità di co-presidente dell'organizzazione omofobica Provita Onlus, ha realizzato e diffuso un surreale spot pro-omofobia che cerca di fare disinformazione e terrorismo contro la proposta di legge per l'estensione delle aggravanti derivanti dai crimini d'odio anche ai reati commessi in virtù dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere.
Una vocetta fuori campo inizia a dire che i gay sarebbero «già protetti dalla legge vigente al pari di qualunque altro cittadino». Ed è così che si inizia si da subito a strizzare l'occhio a chi dice che i gay vogliano essere dei privilegiati, anche se la regola sostenuta da Coghe sarebbe valida solo se lui rinunciasse alle protezioni previste per chi si dichiara (anche opinabilmente) appartenente ad una certa confessione religiosa: perché se un cristiano dovesse essere aggredito perché cristiano ci sarebbe un'aggravante e se un gay viene aggredito in quanto gay non dovrebbe essevi? E come può dire che la protezione sarebbe pari a quella di «qualunque altro cittadino» quando Coghe non rischia certo di essere aggredito sulla base del pregiudizio come capita a quei gay che rischiano di essere picchiati a sangue da dei perfetti sconosciuti per il solo fatto di esistere?
Il video prosegue con la voce fuoricampo che diventa melodrammatica nel dichiarare che la norma non servirebbe a nulla e che «questa legge nasconde gravi pericoli» perché dicono che «punire le persone sulla base di ambigui e presunti reati di istigazione alla discriminazione omofobica o transofobica rappresenta una minaccia per la libertà di pensiero, di religione e di associazione di tutti i cittadini».
Dicono poi che «i politici che propongono queste leggi troppo stesso indicano come omofobo chi è in disaccordo con loro su temi come famiglia, sessualità e diritti dei bambini». Se di certo non è per i bambini che Coghe cerca di privare alcuni minorenni da ogni tutela giuridica come ritorsione verso quelle famiglie che lui cerca di discutere, è curioso come nella sua propaganda si sia perso di strada il fatto che ad essere puniti sarebbero i "reati" e non le opinioni. Lui è omofobo e sa di esserlo, ma la legge interverrebbe solo se lui cercasse di istigare qualcuno a picchiare o torturare dei ragazzi sulla base dell'ostentato odio che lui prova contro di loro.
In quel loro costante tentativo di abusare della religione a fini di istigazione all'omofobia, Coghe si mette pure a sbraitare che finirà in carcere chi legge san Paolo. Eppure san Paolo è quello stesso tizio che diceva anche che la donna doveva essere sottomessa all'uomo: lo si può leggere, ma è giutamente reato è il sostenere che la decontestualizzazione di quei versetti legittimerebbe un maschio a poter picchiare a sangue sua moglie.
Lo spot di Coghe inizia così a dire che esisterebbero «molte persone perseguitate per omofobia», facendo l'esempio di quel loro pasticcere omofobo che si rifiuta di offrire beni o servizio ai clienti sulla base del loro orientamento sessuale. Ed ancora, dice che in Italia non esisterebbe alcuna omofobia e che «i dati smentiscono che vi sia una diffusione allarmante di violenze e discriminazioni contro omosessuali e trans». Al di là dell'assurdità della sua affermazione, davvero l'organizzazione di Coghe sostiene che un datore di lavoro dovrebbe poter tenere in stato di schiavitù un dipendente perché in Italia la schiavitù non è diffusa? Da quando i diritti non andrebbero concessi se non riguardano una maggioranza o se non riguardano lui?
Giusto pochi giorni fa diceva che lui esigeva che lo stato gli pagasse le vacanze perché lui ha fatto produrre un altro numero di figli a sua moglie . In quel caso non vale la regola per cui le famiglie numerose dovrebbero mettersi da parte dato che non sono la maggioranza?
Al solito, è snocciolando dati decontestualizzato che Cogehe si inventa pure che l'Italia sarebbe uno dei luoghi più sicuri al mondo per i gay o che l'Oscad non registrerebbe aggressioni anche non lo potrebbe mai fare dato che quel reato non è ancora previsto dalla normativa vigente. A detta sua, in Italia esisterebbero pochi casi di omofobia e «solo una minima parte» sarebbero casi accertati: non come quella fantomatica «cristianofobia» che i fondamentalisti dicano imperi per il paese in virtù di come loro dicano che i cristiani italiani sarebbero perseguitati e che i gay non lo siano.
Immancabilmente si arriva a dire che una legge contro i reati d'odio «rischia di trasformare gli omosessuali e i transessuali in categorie protette privilegiate, violando il principio di uguaglianza con tutti gli altri cittadini. Miglia di cittadini, madri e padri, associazioni rischierebbero la denuncia e la reclusione a causa delle proprie convinzioni. Vivremmo tutti nella paura di essere dichiarati omofobi. Noi diciamo NO!».
Ma da quando l'odio sarebbe una legittima convinzione? E non è curioso che dicano che l'omofobia non esisterebbe e poi spergiurano che darebbe praticata da milioni di persone?
A seguire il vergognoso spot a sostegno dei crimini d'odio confezionato dall'organizzazione omofoba di Coghe: