Manuela Antonacci (Provita) sostiene che il contrasto al suo omofobico sarebbe «odio contro le donne»
Non sappiamo quali profonde ferite dell'anima abbiano ridotto Manuela Antonacci a proporsi come una fondamentalista accecata dall'odio omofobico. Ma di certo fa ridete vedere che la fondamentalista sia così rabbiosa contro chi sbugiarda la sua propaganda da inventarsi che Gayburg odierebbe le donne perché non nega l'esistenza del femminicidio come è solito fare il suo amichetto Pillon o non ne chiede la sottomissione come il suo amato Adinolfi.
Il tragicomico attacco parte con un rancoroso messaggio firmato da un supporter della lobby di Toni Brandi e Jacopo Coghe:
Se in realtà si è semplicemente commentato un pensiero riportato integralmente motico per cui è facile appurare cosa abbia pubblicamente sostenuto la signora attraverso una "onlus" che riceve denaro pubblico e non paga manco le tasse, patetico è come tirino in ballo l'hate speech e le fake news in quel loro reinventarsi il significato delle parole. Difficole è anche comprendere perché mai tirino in ballo il fatto che la Antonacci avrebbe dei figli in quella loro abitudine a sostenere che le donne varrebbero nella misura in cui si sarebbero fatte ingravidare da un maschio: che c'entra il suo dirsi madre con il fatto che cerchi di strappare i genitori ai bambini che lei non avrebbe voluto nascere? E perché i populisti usano i bambini quando sono in difficoltà davanti a chi critica le loro posizioni? Chissà... ma il fatto che si definisca "madre" rende ancora più preoccupante la sua opera volta a minacciare pubblicamente i suoi figli facendogli sapere che lei li punirà se oseranno non risultare conformi ai pruriti sessuali di Jacopo Coghe. E se dovessimo stare alla loro teoria, dovremmo ritenere che sia vietato osare contestare quei suoi seguaci che sono genitori e che fanno fanno turismo sessuale: dovremmo assolverli dal loro stuprare ragazzine minorenni solo perché dicono di essere mariti e padri?
Eppure è in risposta a quel delirio che Manuela Antonacci dichiara:
Se il suo tirare in ballo il suo essere donna davanti a delle contestazioni verso le sue idee pare come un insulto alle vere vittime di sessismo, interessante è come dica che noi (o chissà chi) sarebbe stato schedato dalle autorità o che noi saremmo responsabili di «incitamento all'odio» perché contestiamo chi dice che l'odio omofobico sarebbe una "opinione" o che Jacopo Coghe dovrebbe avere più diritti civili, economici e sociali sulla base delle sue fantasie erotiche.
Interessante è anche come dica che non bisognerebbe mostrare il nome pubblico con cui firma i suoi articoli omofobi che pubblica per conto di Jacopo Coghe e Toni Brandi, quasi non fosse lei a proporsi come un personaggio pubblico mentre fomenta odio e si lamenta di chi la contesta. Se non vuole che le persone la riconoscano, perché va in televisione a sbraitare che lei non vuole si possano educare i bambini al rispetto?
E chissà perché mai la signora non solo non fa riferimento alle minacce di morte che noi abbiamo ricevuto dai suoi amichetti, ma non parla neppure del numero di adolescenti che vengono spinti al suicidio da quelle fantomatiche "terapie riparative" di cui lei si fa promotrice con tanto di interviste a Della Valle. E mentre è verosimile che ci siano ragazzi morti a causa sua e delle lobby di cui lei fa parte, questa ci accusa di fomentare odio? Ma davvero?
E non è strabiliante come dietro alle lobby omofobe ci sia sempre il solito piccolo gruppo di fondamentalisti, dove chi viene pagata da Brandi per promuovere l'omofobia viene poi proposta al telegiornale come presidente della setta di Gandolfini. Insomma, il solito gioco di specchi con cui i fondamentalisti si rilanciano tra di loro per tentare di far credere che le loro posizioni siano condivise quando in realtà sono sempre i soliti quattro gatti che giocano a darsi ragione tra di loro.