Zaira Bartucca si rende ridicola: le sue ultime bufale su Gayburg sono tragicomiche

La pubblicista populista Zaira Bartucca ci ha definito «intolleranti», «nazisti arcobaleno» e «pedo-supporters». Ha detto che le facevamo «pena» ed ha riso sguaiatamente davanti alle offese omofobe di una sua presunta proselita. Ha dichiarato di «sapere per certo» che noi non saremmo «puliti» ed ha minacciato di voler continuare a diffondere notizie false sui nostri autori qualora non le avessimo fornito dati sensibili che la legge prevede non le siano dovuti. Ma, soprattutto, aveva promesso per oggi la pubblicazione di un presunto audio che sosteneva avrebbe dovuto fare «giornalisticamente chiarezza» e dare «supporto» alle bugie che ha raccontato contro di noi.
Noi non vedavamo l'ora di scoprire in che modo volesse sostenere che per noi lavorerebbe persone che noi non conosciamo, oppure avremmo gradito sapere su quali basi ci ha accusato di essere «supporters» della pedofilia dato che quell'affermazione parrebbe configurare un reato di diffamazione (un reato che lei dovrebbe ben conoscere dato risulta attualmente già indagata in merito a quello che scrisse contro Riace).

Non è accaduto nullo di questo, dato che la Bartucca ha pubblicato solo un brutto articolo rancoroso degno di un cinepanettone di quart'ordine. C'è da ridere dinnanzi alle congetture e al bullismo che quella poveretta prova a spacciare per "informazione" mentre il suo co-direttore si offriva pubblicamente di aiutare Matteo Salvini per «cancellare insieme gli lgbt». Pubblica pure una presunta telefonata ad un tale che si presenta come un nostro lettore, mettendosi a sbraitare frasi come «Io so tutto. Ho scoperto tutto quello che c'era da scoprire». Non sappiamo perché gli parli come se fosse un autore di Gayburg, così come non capiamo perché tiri fuori i centri sociali parlandone in relazione a noi (non era il suo Salvini a frequentarli?). C'è pure il solito: «Ho alcuni amici gay».
Speriamo che quella voce sia quella di un figurante da lei pagato, o sarebbe gravissimo il suo documentare molestie e velate minacce ai nostri lettori. Anche perché a noi risulta che registrare di nascosto una telefonata privata sia reato...

Il resto dell'articolo è un'accozzaglia di stupidaggini che neppure meriterebbero una seria smentita dato la loro palese faziosità. Dopo aver sostenuto che una giornalista di Q Code ci avrebbe accusato di scrivere notizie false (anche se non è proprio così, come le avevamo già pazientemente spiegato), la pubblicista parte con i suoi soliti insulti gratuiti:

Che cos'è Gayburg? E’ un sito che pubblica contenuti di matrice Lgbt impropriamente definiti “informazione”. I contenuti, infatti, non ricoprono alcun interesse di pubblica utilità, nemmeno per la comunità di riferimento: per instaurare un termine di paragone, si veda il sito “Bossy“. Si limitano infatti alla schedatura di articoli sgraditi, post Facebook e tweet che l'autore/gli autori di volta in volta interpreta/interpretano secondo il suo/loro sentire personale, con forti connotazioni ideologiche e sessiste e l'utilizzo di pratiche bullizzanti presumibilmente volte a creare stigma sociale.

Forse solo la Bartucca sa in che modo saremmo «sessisti» nel contestare un Tuiach che nega l'esistenza del femminicidio o una Miriano che vuole donne sittomesse, ma non va meglio quando la signora si inventa che:

Gayburg mutua da un blog – www.gayburg.blogspot.com – in passato fortemente limitato da Google per la presenza di contenuti diffamatori. Qualcuno lo avrà conosciuto per gli attacchi costanti a politici e personalità come Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Simone Pillon, Maria Giovanna Maglie, Alessandro Meluzzi, Costanza Miriano, Fabio Tuiach, Toni Brandi, Jacopo Coghe, Filippo Savarese.

Peccato che Gayburg non sia mai stato «fortemente limitato da Google per la presenza di contenuti diffamatori» come le abbiamo più volte spiegato. Ma lei ha preferito raccontare la bugia che si era inventata in un precedentearticolo che aveva scritto contro di noi.
Non meno tragicomico è come Zaira Bartucca si lamenti se osiamo contestare posizioni pubbliche espresse dai suoi amichetti legati all'integralismo organizzato.

Tirando in ballo un post in cui contestiamo il divieto alla pornografia preteso dal senatore leghista Simone Pillon, la signora inizia a raccontare che:

Il dominio di Gayburg risulta acquistato il 30 marzo del 2004, e da quella data al 2016 ospita contenuti pornografici (che difende) rivolti agli omosessuali (in basso, nelle immagini, due screen relativi a una “macchina del tempo” per siti).

Peccato che il dominio fosse di proprietà di un ragazzo canadese e non è chiaro perché mai noi dovremmo rispondere dei contenuti pubblicati da terzi. Ed è sempre tirando in ballo temi non risultano connessi tra loro che aggiunge:

Il sito non indica un responsabile, un numero riconducibile al Registro degli operatori della comunicazione, nulla. Però si arroga il diritto di scrivere che chi – come noi – vuole stare nelle regole, deve essere radiato da un Ordine dei giornalisti invitato a fare “pulizia”.

Se ribadiamo il nostro sostenere che l'Ordine dei giornalisti dovrebbe prendere provvedimenti contro chi umilia il giornalismo firmando articoli rancorosi che trasudano di falsità, non è colpa nostra se la legge non prevede registrazioni per blog come il nostro.

Ricorrendo a taglia e cuci con cui decontestualizzare le parole, prosegue:

I malcapitati oggetti delle invettive di Gayburg sono tutti “omofobi”, “razzisti” e “transfobici”. Sul sito scopriamo asserzioni singolari, per esempio che la giornalista Costanza Miriano sia una “fondamentalista”, che “Giorgia Meloni ha abusato di sua figlia”, che Gandolfini “annunciava violenze sui bambini” o che il co-fondatore di questo sito volesse “sterminare i gay”.

Noi abbiamo riportato tutte le fonti originali (non tagliuzzandole come lei) e non è colpa nostra se il co-direttore del suo sitino ha scritto messaggi sin troppo espliciti. La dice lunga anche il suo cercare di aizzare all'odio dei suoi elettori citando i leader populisti di estrema destra (giusto per far capire chi sia il pubblico a cui lei si rivolge).

Passa così a lamentarsi che i giudici non abbiano accolto le sue accuse contro di noi, smentendo le accuse che spergiura nella sua telefonata:

I tweet sono stati da noi archiviati e inseriti in diverse denunce/querele e memorie difensive presentate presso la Procura della Repubblica di Roma dall'avvocato Maria Cristina Tabano. La Pm Antonia Giammaria, la stessa che mi indaga per il lavoro documentato sul sistema Riace, fino a questo momento non ha ritenuto di dover procedere.

La signora passa così a pubblicare dati privati e sensibili di persone che non sono legate a Gayburg, lamentandosi che sia stata diffidata dal proseguire a diffondere notizie false contro di noi:.

Da notare che “Gayburg” dopo l'annuncio della pubblicazione dell'audio ha minacciato ritorsioni (“le mangeremo la casa”) quasi a volerla evitare a tutti i costi, appellandosi peraltro a fantomatiche minacce non meglio specificate.

La fantomatica «minaccia» che attribuisce alla pubblicazione del suo presunto audio era in realtà una considerazione sugli effetti legali che potrebbero derivare dal suo accusarci di sostenere la pedofilia:


Magari a lei fa piacere essere accostata alla pedofilia, noi siamo fieri di sostenere che chi ci accusa in tal senso dovrebbe essere sanzionato per diffamazione.

Iniziata cosi a sostenere che pubblicare telefonate di persone non legate a Gayburg sarebbe "giornalismo" e che i giudici dovrebbero indagarci per quanto dichiarano i nostri lettori:

Abbiamo deciso di pubblicare l'audio che segue per l'insindacabile valore giornalistico che ricopre in relazione a un sito che agisce nell'ombra, che da anni provoca indisturbato danni professionali a politici, giornalisti, comunicatori, personalità del mondo dell'associazionismo, ecc. Nello spirito del (vero) giornalismo, contiamo in tal modo di fare un servizio utile alla collettività, di cui potranno giovarsi sia i danneggiati che gli stessi inquirenti che forse per mancanza di mezzi adeguati (dovuti ai tagli indiscriminati) continuano volenti o nolenti a permettere tutto questo. Richiamare Gayburg alle proprie responsabilità è da omofobi? No perché, se tutti sono ovviamente uguali, lo sono anche davanti alla Legge e davanti a possibili reati. Non ci sembra che esista il non luogo a procedere per determinate categorie sociali, eppure all'indirizzo di Gayburg abbiamo inviato tante denunce che sono rimaste lettera morta.

Il "vero giornalismo" si baserebbe sul bullismo? E che c'entra quell'omofobia che lei pare voler deridere nel tirarla in ballo a sproposito?
Dice di averci denunciato, dice che i giudici non avrebbero accolto le sue accuse e ora si permette di dire che la mancate censura delle opinioni debba legittimarla a tirare in ballo un tema come l'omofobia?

Sempre senza citate fonti, la signora aggiunge:

Il sito, peraltro, rappresenta sé stesso, non la totalità dell'universo lgbt, che in molte occasioni si è perfino dissociato dal fanatismo dell'anonimo autore o degli anonimi autori.

E quando mai Gayburg si sarebbe dichiarato espressione di una comunità? Al massimo sono i suoi amichetti ad attribuirsi rappresentanze che nessuno ha mai conferito loro.

Sempre accusando quel tale di essere autore di Gayburg e diffondendo un nome e un cognome che i giudici non faticheranno ad appurare non c'entrino nulla con noi, la "giornalistona" pare tutta tronfia nell'affermare che smentirà le sue bugie solo se gli daremo dati privati che la legge prevede non le siano dovuti:


Alla signora consigliamo di depubblicare quell'audio perché registrare di nascosto qualcuno ci risulta sia reato ed è probabilmente reato anche il pubblicare falsi legami tra qualcuno e un sito a lui estraneo. Oppure, nel casi, sarebbe illegale anche pagare qualcuno per registrare una finta telefonata da spacciare come vera.

Il patetico "articolo" (se così si può chiamate quella porcheria) si conclude con una nota tragicomica:

Rec News –a differenza di Butac e Gayburg– è sempre disponibile a pubblicare integrazioni, rettifiche e smentite, anche se dovessero giungere da un sito che a chi scrive ha arrecato e continua ad arrecare un danno morale e professionale.

Come lei stessa ha ammesso, la signora Zaira Bartucca non ci ha mai inviato alcuna rettifica e quindi non si capisce su quali basi faccia polemica mentre ci ha pure minacciato di denuncia per aver riportato le teorie sostenute sul suo sitarello contro di noi.
E, secondo voi, una tizia che pubblica audio di terzi sostenendo siano autori di un sito con il quale loro non hanno contatti, può permettersi di parlare di "danno professionale"? Vuole davvero sostenere sarebbe colpa nostra se ci tocca perdere tempo a smentire le sue fake news e lei ci fa una brutta figura?

Davanti alle fandonie della popolista Bartucca, una delle sue poche lettrice se ne esce scrivendo:


Cara Zaira, perché non telefoni a questa tua hater al posto di molestare illegalmente i lettori degli altri? E che dice a quegli altri presunti utenti ucraini che fanno bullismo e che dichiarano che lei li abbia convinti di una falsità?


Che dire? Zaira Bartucca ha anche un po' rotto con il suo bullismo contro natura e con la sua arroganza. E hanno rotto pure i suoi haters.


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