Google ci toglie la pubblicità e ci informa che le fotografie del nipote della regina Elisabetta sarebbero materiale per soli adulti
Ormai ci siamo abituati: caso vuole che ad ogni offensiva delle lobby neofasciste corrispondono problemi con Google. Se l'estate scorsa ci avevano costretti ad abbandonare la loro piattaforma per la presenza di una fotografia tratta da Il Trono di Spade, quest'anno hanno deciso di toglierci la pubblicità. Ufficialmente la decisione si basa sulla contestazione di un singolo video, pubblicato sette anni fa, che peraltro neppure rientra nel circuito di pagine che servono i loro banner.
Se Google non ci vuole, noi ce ne faremo una ragione. Abbiamo dovuto sviluppare una piattaforma proprietaria per non rimuovere una singola immagine, figuriamoci se ci lasceremo dire da loro di cosa dobbiamo poter parlare! Resta però curioso che il più grande network pubblicitario del mondo paia avere problemi con noi e non chi vuole "curare" i gay, chi fa disinformazione, chi incoraggia la discriminazione o chi promuove odio. E diventano anche tragicomiche alcune loro perle di puro bigottismo che fanno sembrare Pillon un principiante:
Esatto. Le fotografie pubblicate su Instagram da Arthur Chatto, nipote della Regina Elisabetta, sarebbero materiale «per adulti» o di «natura sessuale». C'è un tempo in cui la Corona Britannica avrebbe dichiarato guerra per molto meno.
Quello che ne consegue è una logica per cui Google parrebbe ritenere che non indossa una maglietta sia un contenuto inappropriato per i loro sponsor, ma che i siti di bufale o i gruppi integralisti vadano benissimo perché nascondono razzismo ed omofobia in mezzo a decine di immaginette sacre usate in modo palesemente blasfemo.