I leghisti sovranisti, tra diamanti africani, conti alle Bahamas e villaggi vacanze in Istia


I conti alle Bahamas del leghista Attilio Fontana non sono altro che l'ennesima riprova di come ai populisti piaccia portare il loro denaro all'esterno dei confini nazionali. Evidentemente il "sovranismo" e il "prima gli italiani" vanno bene per cercare voti, ma non certo come logica su cui incentrare gli interessi economici della loro ricchissima élite, da sempre incline a propinarsi come "gente del popolo" e a piangere miseria nonostante gli stipendi pubblici a quattro cifre che incassano mensilmente.
Se l'antieuropesta Giorgia Meloni ha fondato un suo partito belga al solo fine di accedere ai fondi di quell'Europa che dice di odiare, i leghisti hanno da sempre preferito operazioni finanziarie alla Brancaleone. A ripercorrere le loro gesta è un articolo di Federica Fantozzi pubblicato dall'Huffington Post.
Il racconto parte dagli anni Novanta, quando i leghisti partorirono l'idea di un villaggio vacanze sulle coste dell’Istria croata che si sarebbe dovuto chiamare Skipper. Proposto come “il paradiso dei leghisti”, avrebbe offerto golf, piscine e centro benessere. A prendere parte al carrozzone fi Umberto Bossi, sua moglie, Eduard Ballaman, e l’allora tesoriere Maurizio Balocchi. la storia finì con un fallimento, una bad bank che incorporò i debiti e l'immancabile inchiesta per bancarotta fraudolenta.
Arrivato Francesco Belsito alla tesoreria, quattro milioni e mezzo di euro partono per un fondo in Tanzania, affiancate da operazioni finanziarie rigorosamente offshore tra Africa e Cipro. Dalle indagini dei pm sono spuntati rimborsi gonfiati, lingotti d’oro e diamanti preziosi riconducibili a Bossi. Ad essere stata pagata con denaro pubblico du anche la laura acquistata all’Università Kriistal di Tirana per i figli del senatore leghista.
Ora è il governatore lombardo a dover spiegare quel suo conto in Svizzera che ospita cinque milioni nascosti al fisco alle Bahamas prima di essere riciclati grazie ad uno scudo fiscale.
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