Mantova. L'avvocatessa promotrice delle manifestazioni pro-crimini d'odio di Pillon: «I gay non possono lavorare a contatto con i minori»


Secondo il senatore leghista Simone Pillon, la discriminazione verso i gay sarebbe solo «presunta» e i poveri omofobi che dedicano la loro vita al tentativo di limitare la vita altrui sarebbero perseguitati come gli ebrei nei campi di concentramento nazisti. Evidentemente lui non si cura di come i gay venissero ammazzati nei campi di sterminio che lui deride a fini propagandistici o di come a votarlo siano anche fondamentalisti che ancor oggi inneggiano ad Hiler. Ed evidentemente lui vuole che i suoi figli siano condannati ad un mondo anticristiano fondato sull'ideologia populista in cui un'avvocatessa si senta legittimata a dichiarare pubblicamente che l'omosessualità sarebbe una sorta di malattia e che «chi ne è affetto non può lavorare a contatto con i minori».
Secondo copione, l'avvocatessa mantovana è vicina all'estrema destra neofascista, ossia a quei camerata che partecipano tutti tronfi alle manifestazioni di Pillon in difesa dei crimini d'odio. Ma ovviamente, se qualcuno dovesse osare sostenere tesi simili nei confronti di un qualche fondamentalista, sapremmo già che Pillon inizierebbe a rotolarsi per terra come un indemoniato mentre sbraiterebbe che quella sarebbe "eterofobia" e "cristianofobia" verso chi condivide con l'Isis un uso politico e discriminatorio di una "religione" rivista e corretta secondo il proprio tornaconto.

Però dicono che l'omofobia non esisterebbe e lo sostiene anche l'avvocata omofoba mentre sulle sue storie Instagram se ne esce con frasi da Ventennio rivolte contro le vittime di Pillon:

Io non ce l'ho con i gay in quanto tali, il problema è quando vogliono imporsi come modello, quando vogliono affittare uteri o comprare bambini o dare a un bambino due padri o due madri. O quando vogliono insegnare nelle scuole ai nostri figli la pratica omosessuale: siete voi che state disturbando noi, siete voi che siete una minoranza e non noi. Voi continuate a essere omosessuali, continuate a fare ciò che fate, a noi non interessa, ma lasciate stare i nostri figli.

Se la signora può stare tranquilla sul fatto che a cercare di mettere le mani nelle mutande dei suoi figli ci penseranno Pillon e Gandolfini, le offese proseguono con frasi come:

Quando ero giovane io, non c'era nemmeno un omosessuale, invece adesso è pieno. Si va verso questo modello di società in cui ci impongono questo modello, ai ragazzini fanno credere che sia più bello essere omosessuale: non dicono invece che essere omosessuali comporta un rischio più alto di contrarre malattie sessualmente trasmissibili e anche mortali, così come di contrarre il tumore all'ultimo tratto dell'intestino retto. Queste cose le ho lette dai medici.
Le persone che praticano rapporti anali spesso arrivano in pronto soccorso in stato di emergenza, sono più a rischio di contrarre Aids e diabete, e rischiano l'incontinenza anche quando tossiscono.

Esatto, la mandante pare la signora Silvana De Mari dato che è lei a raccontare quelle stupidaggini durante i suoi comizi di istigazione all'odio omofobico che è solita organizzare in chiese e parrocchie assai lontane da Dio. E datoc he al peggio non c'è mai fine, l'avvocatessa pare divertirsi ad accusare gli omosessuali di incoraggiare il sesso con i bambini che lei sostiene verrebbero incoraggiati a lasciare le famiglie. Da copione, parla di «associazioni che inneggiano alla pedofilia» e invita i suoi proseliti ad uinirci alla campagna d'odio di Pillon: «Vi prego di partecipare alle manifestazioni di piazza perché dobbiamo impedire che ai nostri bambini venga insegnato che possono scegliere di cambiare sesso e che venga loro proposto il tema della omosessualità, della masturbazione e della pedofilia».
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