Monica Cirinnà: «Salvini vuole essere libero di discriminare e seminare odio e violenza»
Davanti ai mille emendamenti presentati dai partiti di Matteo salvini e di Giorgia Meloni come strategia ostruzionista a sostegno dei reati d'odio, la senatrice Minica Cirinnà dichiara:
Il vergognoso ostruzionismo di FdI e Lega sul ddl Zan è la replica di un film già visto: quando non si hanno contenuti e proposte costruttive, e non si vuole riconoscere dignità alle persone, è fin troppo facile ricorrere ad un algoritmo per scrivere moltissimi emendamenti senza senso e offensivi. L’ho vissuto durante l’iter di approvazione della legge sulle unioni civili, e so benissimo che questa tattica si rivolge sempre contro chi la mette in pratica. L’approvazione della legge contro omolesbobitransfobia e misoginia è urgente e necessaria: chi parla di legge bavaglio vuole solo rimanere libero di odiare, insultare, istigare alla violenza. Anche Salvini, proprio oggi, getta la maschera quando parla di abrogazione della legge Mancino: non vuole tutelare la libertà di espressione, ma continuare a essere libero di discriminare e seminare odio e violenza, come la sua “Bestia” ci ha dimostrato più e più volte. La legge Mancino non limita la libertà di espressione, ma punisce soltanto le dichiarazioni che istigano al compimento di atti discriminatori e violenti, determinando il concreto pericolo che si verifichino. Il Partito democratico rifiuta ogni strumentalizzazione sulla pelle delle persone: l’Italia deve decidere se escludere o abbracciare le differenze.
In quella loro propensione alla menzogna, Giorgia Meloni ha negato l'esistenza delle discriminazioni e Matteo Salvini si è presentato con un cartello prestampato dalla lobby di Jacopo Coghe in cui si sosteneva che l'odio omofobico sarebbe sinonimo di famiglia. Peccato non abbia precisato di quale famiglia parli dato che il sedicente difensore della "famiglia tradizionale" ha mollato sua moglie per ricorrere ragazzine sempre più giovani dopo aver fatto sfornare figli a madri diverse per poi usarli propagandisticamente come scudo mediatico davanti alle contestazioni.
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