Ferdinando Tripodi torna a denunciare le opinioni. Sono prove tecniche per la dittatura?


Ferdinando Tripodi pare divertirsi un mondo ad insultare e ad infangare la reputazione altrui, come dimostrerebbero i rancorosi messaggi da lui scritti nelle scorse ore contro Chiara Ferragni. Strenuamente impegnato a cercare visibilità attaccando chiunque osi contrastare il pensiero unico promosso da quella sua Giorgia Meloni che lui ha voluto affiancare in piazza a sostegno dei crimini d'odio e che propone come presidente del consiglio, il "gay di destra" pare divertirsi un mondo a definirci pubblicamente «coglioni» e «deficienti» mentre rilancia le false accuse di pedofilia pubblicate da Zaira Bartucca.
Eppure dice di averci denunciato perché lui si riterrebbe «diffamato» dalla pubblicazione dei messaggi che lui stesso ha scritto di suo pugno:


Peccato che il signorino (che ha pure preteso e ottenuto la pubblicazione delle sue cosiddette repliche) dovrà ora dimostrare che qualcuno abbia «insultato e infangato la reputazione altrui» proponendo le sue teorie sulla base dei suoi stessi messaggi. In caso contrario, tutto lascerebbe pensare che potrebbe essere lui a infangare e infangare la nostra reputazione con il suo tentativo di censurare le opinioni altrui attraverso la continua minaccia di azioni legali contro chiunque la pensi diversamente da lui.

Certo è che, tra lui e la sua amichetta Zaira Bartucca, i populisti paiono ossessionati dal desiderio di poter scrivere qualunque cosa vogliono mentre ambiscono alla censura di qualunque forma di dissenso o di smentita. E siamo certi che a potersi dichiarare «diffamato» possa essere chi scrive messaggi come questi?


















Non è chiaro se lui sostenga che la Lucarelli dovrebbe pulire casa in quanto donna, ma resta ambigio anche il suo sostenere che la Ferragni non deve potersi permettere di pensare mentre la accusa di "usare i bambini" nel rispondere a chi sosteneva che i gay omosessualizzerebbero i minori. Poi, però, piagnucola che lui si sente offeso nel suo onore da chi dissente...

E lui non pare essere particolarmente attento a non ledere la dignità altrui mentre dispensa insulti e offese gratuite contro chiunque manifesti opinioni diverse dalle sue:


Quindi dice che la Lucarelli deve lavare i pavinento, che la Ferragni non possa condannare il razzismo perché lui vuole stia su Tik Tok, ma poi racconta che si sentirebbe "diffamato" dal dissenso...

Secondo copione, le minacce di Tripodi sono state prontamente rilanciate anche dalla solita Zaira Bartucca all'interno di quella loro campagna diffamatoria combattuta a suon di fake-news che mira a censurare e imbavagliare qualsiasi voce osi contrastare la loro propaganda:


Ed è così che muore il diritto di parola. Un giorno c'è Zaira Bartucca che si inventa false accuse di pedofilia come ritorsione alle smentite delle fake-news che lei ha pubblicato sul quel suo sitarello di propaganda populista. Il giorno dopo c'è Ferdinando Tripodi che minaccia azioni legali perché non gradisce si possano commentare i messaggi che sta pubblicando dopo essersi proposto per una poltrona pubblica tra le fila dei populisti. Il risultato è un clima di costante intimidazione in cui pare ormai difficile poter esprimere le proprie opinioni dato che i populisti minacciano ripercussioni verso chiunque osi manifestare una libera espressione del pensiero in contrasto con la loro propaganda.
Ed è tragicomico che ad usare la magistratura a fini intimidatori come mezzo di limitazione alla libertà di parola sia proprio quella stessa gente che definisce i crimini d'odio di matrice omofoba come una presunta "libertà di opinione". Non pare infatti un caso che anche Provita Onlus o le Sentinelle in piedi abbiamo spesso attinto alle loro ricche casse per denunciare chiunque avesse osato manifestare opinioni a loro sgradite o agire contro il loro volere, veicolando il messaggio che chi non vuole grane deve fare quello che vogliono loro.
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