Il Giornale: «In piena pandemia, non hanno altro di meglio da fare che pensare a come arginare le discriminazioni»


Il Giornale continua a sostenere che i rappresentanti dei "cattolici" sarebbero i vari fondamentalisti alla Mario Afinolfi, mentre i "moderati" sarebbero quelli che vogliono schierare navi da guerra contro chi osa salvare la vita dei naufraghi. Ovviamente il collante è l'omofobia, in quella loro retorica in cui i reati dettati dall'odio omofobico dovrebbero essere ritenuti "libertà di pensiero":


Già dal titolo pare evidente che l'odio omofobico venga nesso a frutto per scopi di partito, quasi come se per loro fosse un vanto sottolineare come a Giorgia Meloni e a Matteo Salvini non freghi nulla di tutelare cittadini che rischiano di essere aggrediti per strada per il solo fatto di esistere.
Nel suo articoletto, tal Fabrizio Boschi ci informa che lui non sa chi possa volere una legge a tutela dei gay e che lui ha deciso che le vittime di violenza possano attendere perché c'è la pandemia e si sa che il virus che non esiste quando Salvini invita i suoi a non usare la mascherina, improvvisamente esiste quando lo si può usare come pretesto contro qualcuno. Ed ovviamente nulla dice delle centinaia di emendamenti con cui i populisti hanno bloccato le camere per impedire i diritti delle minoranze e non certo per occuparsi della pandemia.

Scrive Boschi:

Si dice (e si legge) che è una legge attesa da 25 lunghissimi anni. Ma la domanda è: attesa da chi? Perché certamente non tutti ritengono la legge sulla omotransfobia della massima priorità.
Eppure certi nostri politici il 3 di agosto, in piena pandemia e con l'economia al collasso, non hanno altro di meglio da fare che pensare a come arginare le discriminazioni e le violenze fondate su sesso e orientamento sessuale. Ma tant'è, e ieri c'è chi ha visto approdare nell'aula della Camera il ddl contro l'omotransfobia e la misoginia, come il primo uomo su Marte.

Si passa così a dire che prima vengono gli eterosessuali padani di pelle bianca, sostenendo che il governo abbia sbagliato a non fare come quel Trump e quel Bolsonaro che hanno mietuto vittime facendo finta che la pandemia non esistesse, è inveendo contro Zan che scrivono:

Senza tener conto del fatto che tanti suoi concittadini la dignità l'hanno persa da tempo ma non a causa della loro sessualità, quanto invece a causa della povertà provocata dalle scelte sbagliate dello Stato nel quale vivono. Il testo si ispira alla legge Mancino del 1993 che prevede il carcere per «chi inciti a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». In pratica il decreto legge Zan vuole estenderla ai reati di violenza «fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere». Si vorrebbe poi istituire, il 17 maggio, la «Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia».

In realtà quella festa è stata istituita nel 2004, ma Il Giornale preferisce ribadire che Lega e Fratelli d'Italia non vogliono che le tutele di cui loro godono possano essere estese anche a cittadini che non sono espressione del loro elettorato:

Zan ha ricordato che sono passati «24 anni dalla prima proposta» che risale al 1996 a firma di Nichi Vendola e che da allora il Parlamento «ha fallito per ben sei volte». Eppur un motivo ci sarà. Lega e Fratelli d'Italia sono nettamente contrari («un bavaglio alla libertà d'espressione e di opinione che apre la strada a pericolose derive liberticide»). [...] Il popolo del Family day leva gli scudi contro la legge e denuncia Zan. Per la Chiesa una legge contro l'omofobia «rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui più che sanzionare la discriminazione si finirebbe col colpire l'espressione di una legittima opinione».

Curiosamente Il Giornale non propone alcuna tesi a sostegno della legge e neppure spiega ai suoi lettori quale assurdità si cieli dietro chi sostiene che i crimini d'odio sarebbero "libertà di espressione" sulla base delle pretese avanzate dalla ricca lobby integralista di Massimo Gandolfini.
Commenti