Zaira Bartucca continua a pubblicare nomi falsi basati su teorie imbarazzanti. Ma non si vergogna a rendersi ridicola?
La giornalista Zaira Bartucca ha pubblicato l'ennesimo articolo diffamatorio basato sulla false notizie che lei si è inventata di sana pianta contro di noi. Evidentemente le piace proporsi ai suoi lettori come la professionista che giura il falso e che nega il diritto di replica alle persone che lei e il suo amichetto extra molestano a suon di fake-news.
Pubblicando la fotografia del ragazzo che lei si è inventata sarebbe il proprietario di Gayburg (ed ovviamente non è vero), la signora torna a illustrare la sua patetica teoria volta a sostenere che il certificato SSL assegnatoci da Aruba S.p.A. conterrebbe il numero di telefono di terzi. Inventandosi pure che qualcuno avrebbe «qualcosa da nascondere» a fronte di un presunto cambio di certificato da noi mai richiesto, la diffamatrice scrive:
Lo scorso giugno Rec News aveva svelato chi si nasconde dietro al sito di diffamazioni sistematiche proprio grazie al certificato associato al numero di telefono di un attivista progressista
Se la "notizia" pubblicata dal suo sitaccio era una tale stronzata per cui in un Paese civile l'avrebbero già radiata e rispedita a fare l'assicuratrice, la Artucca prosegue nella sua opera di derisione del giornalismo scrivendo:
Gayburg ha cambiato ad agosto (con il placet dell'hosting che lo ospita) il proprio certificato SSL prima della sua scadenza naturale. Il motivo è presto detto: lo scorso giugno Rec News ha smascherato chi si cela dietro al sito di diffamazioni sistematiche perpetrate a danno di politici, giornalisti, opinionisti, influencer, esponenti del mondo dell'associazionismo e perfino semplici cittadini che esprimono un'opinione all'interno dei propri profili personali.
Da copione, la diffamatrice seriale si inventa che il suo diffondere dati personali in sfregio alle leggi con significherebbe «smascherate» chissà cosa. Giura che i reati d'odio contro i gay sarebbero "diritto di opinione" ma sarebbe fatto divieto esprimere pareri critici contro il pensiero unico dei populisti.
Ed è sempre giurando il falso che la giornalista pare vantarsi delle sue scarse capacità investigative che la portano a sostenere che il suo starnazzare bugie dovrebbe rendere vere quelle bufalacce che lei spara a raffica:
Le ricerche hanno condotto a Pietro *****, attivista e politico che si era presentato alle ultime amministrative di Montalto Uffugo (portando a casa una manciata di voti), i cui dati sono stati pubblicati nella sezione Trasparenza dello stesso Municipio. L'utilizzo di programmi OSINT, ci ha permesso di accertare che fino a qualche mese fa il certificato SSL fosse inequivolmente associato all'utenza telefonica di Pietro ***** (in alto, nella foto). Adesso, invece, il certificato SSL risulta essere un altro, ma questo non cancella il fatto che Pietro **** sia risultato il proprietario del dominio e dunque il responsabile materiale del sito.
In realtà nulla toglie che le cazzate che lei si è inventata restano cazzate da denuncia. Ma dato che la diffamatrice vuole avete dei nomi da mettere alla gogna, la Bartucca inizia a starnazzare che noi dovremmo essere censurari. E se la polizia postale e i carabinieri ci hanno confermato che non le dobbiamo comunicare alcun dato, lei si inventa che:
Un aspetto che tuttora non è stato smentito dal sito, che pure continua a parlare di “bufala” senza addurre motivazioni plausibili e senza dichiarare il proprio responsabile (come previsto dalla legge vigente per i siti che fanno informazione, in questo caso cosiddetta). La presenza di pubblicità, implica inoltre l'iscrizione al ROC – il registro degli operatori della Comunicazione – e la pubblicazione del relativo codice numerico. L'universo arcobaleno più estremista si configura sempre più come una élite che si considera intoccabile, e che crede di poter stare al di sopra delle regole e delle leggi. Altro che discriminazioni.
Sinceramente le sue asserzioni sono cosi stupide che ci rifiutiamo di commentare. Possiamo solo dire che la signora Bartucca ci fa solo pena nella sua pochezza.
L'articolo propone poi video a caso di populista che partecipano alla sua campagna diffamatoria, concludendo quella porcheria da denuncia penale scrivendo:
Il fatto che il certificato sia stato cambiato, inoltre, sembra essere un'ammissione in piena regola. Uno dei tipici casi in cui la toppa è peggio del buco.
Peccato che nessuno abbia chiesto un cambio di certificato. Mostrandoci il deplorevole livello di "professionalità" della giornalista populista che giura il falso.