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Caivano, Maria Paola Gaglione è stata uccisa dal fratello perché amava un uomo trans

È stata uccisa dal fratello, a soli 22 anni, perché aveva una relazione con un uomo transgender. L'ennesima storia di omotransfobia giunge da Caivano, dove Maria Paola ha dovuto pagare con la vita l'omotransfobia del fratello 25enne. Il ragazzo sosteneva che il fidanzato avesse «infettato» la sorella, per questo l'avrebbe inseguita e speronata con l'auto mentre si trovava in sella al suo scooter.

Daniela Lourdes Falanga, presidente di Antinoo Arci Gay Napoli, ha descritto l'accaduto in un post presto diventato virale:

A Caivano si sta scrivendo una delle storie più brutali di violenza di genere. Si tratta di Ciro e Maria Paola. Ciro è un uomo trans, lei è la sua ragazza. Sono in moto e vengono speronati dal fratello di lei. La ragazza muore. Ciro è in ospedale e non sta bene. La madre di Ciro grida il suo dolore su Facebook e accusa il fratello di Maria Paola di aver commesso deliberatamente un omicidio perché non sopportava che la sorella frequentasse un uomo trans. Il fratello dirà che la sorella era stata “infettata” e che voleva liberarla. Due punti insieme che vengono a chiarirsi e definire ciò che potremmo indicare come femminicidio e transfobia. Intanto si consuma un dramma terribile, nella peggiore negazione, e Ciro in questa violenza inaudita subisce pure la condanna dell’ignoranza dei pseudo giornalisti e l’omertà di stampa. Lui non viene descritto come Ciro, ma come la compagna della ragazza morta. Se vogliamo capire cosa vuol significare che bisogna avere una legge contro l’omolesbobitrasfobia, questo è uno dei casi più espliciti. Qui c’è un omicida, c’è la violenza di genere, c’è la negazione da parte di una stampa che non sa definire fatti e persone e l’Italia da cambiare.

Antonio Gaglione, ovvero il fratello di Maria Paola, è ora in stato di fermo. Dovrà rispondere dell'accusa di omicidio e violenza privata aggravata da omofobia.

A negare la ricostruzione degli investigatori è il parroco del Parco Verde di Caivano, il quale nega si sia trattato di omofobia. Secondo don Maurizio Patriciello, «Michele era uscito per convincere la sorella Maria Paola a rientrare a casa ma non l'ha speronata, è stato un incidente [...] È una famiglia distrutta e che non si dà pace per una figlia appena maggiorenne. Ma stiamo attenti a dipingerla come una storia di omofobia. Forse non sanno nemmeno cos'è. Quel che è vero è che non erano preparati e non vedevano di buon occhio la relazione con Ciro ma so che si stavano abituando all'idea. Tuttavia erano preoccupati perché Maria Paola era andata via di casa a soli 18 anni e temevano per un futuro senza lavoro e più che mai incerto».


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