Francesca Romana Poleggi si inventa che i gay abbandoneranno i figli perché solo gli etero sarebbero capaci di crescerli
È agghiacciante la violenza verbale con cui la setta omofotransofobica di Jacopo Coghe e Toni Brandi cerca di fomentare odio contro quei bambini che loro sostengono non sarebbero mai dovuti nascere in quanto loro non gradiscono i loro genitori. Ed è abominevole pensare che quei due adulti sembrino non provare alcuna vergogna a cercare di risultare il più offensivi possibili quasi ritenessero che il proporsi come due bulletti possa fargli guadagnare punti agli occhi dei populisti.
Fatto sta che è sul sito dell'organizzazione estremista Provita Onlus che pubblicano un agghiacciante articolo di Francesca Romana Poleggi dal titolo "Per i gay avere un figlio è uno status symbol". Certo, la signora avrebbe potuto parlare degli eterosessuali che sperano di poter sistemare il loro matrimonio facendo figli o dei fondamentalisti che adottano decine di figli per farsi belli, ma la signora preferisce lanciare le sue accuse contro chi deve combattere contro gli stereotipi per crescere quei figli che lei e la sua gente si divertono ad insultare. Ed è infatti con agghiacciante rabbiosità che la signora si mette a scrivere
Hadadi, che ha fatto un film in cui si narra della crisi di una ricca coppia gay dovuta al fatto che uno dei due desidera un figlio, ha affermato che nel mondo arcobaleno c'è una certa «pressione» per emulare star come Tom Daley e Elton John che hanno il «il tempo, i soldi e l'ambizione» per comprare bambini. [...] Michael Johnson-Ellis, co-fondatore di TwoDads UK, ha detto che nessuno di coloro che compra bambini (lui non usa questa espressione, dice "ricorre alla maternità surrogata" che suona meglio) lo fa «come l'acquisto dell'ultimo Rolex, o di una Bentley». Insomma contesta la convinzione di Hadadi che ritiene che per i gay avere un figlio sia uno status symbol.
Intanto però lo stesso articolo fa un lungo e dettagliato elenco di tutti i gay vip che hanno comprato uno o più bambini, accennando anche alle cifre stratosferiche che gli è toccato sborsare.
Lo stesso Michael poi dice che diventare padre è un dono e che i bambini non vanno oggettivizzati: ohibò! Siamo perfettamente d'accordo. Ma da quando in qua i doni si pagano? E comprare gameti, pagare una donna per partorire un bambino e consegnarlo a chi paga, non è oggettivizzare il piccolo? Insomma, come fanno a dire che l'utero in afftitto non è di fatto una compravendita di bambini?
Il tenore prosegue su quella linea, con la signora Poleggi che per ben sette volte definisce i bambini come oggetto che lei dice verrebbero «comprati». Ed è sulla base di illazioni che la signora si mette a sostenere che chi deve combattere per avere un figlio non vorrà averne cura al contrario di quegli eterosessuali che sono causa di milioni di bambini condannati a vivere in un stato di abbandono. Ma è in quel racconto farsato della realtà che la Poleggi scrive:
Ma chi (gay o etero non cambia nulla) arriva a concepire l'idea che si possa pagare per avere un figlio, viaggia su tutta un'altra lunghezza d'onda. Poveri bambini. Perché poi, essi insieme a tanta gioia portano anche tante preoccupazioni, tanta responsabilità, tanta stanchezza e portano via tanto tanto tempo... e chi li ha voluti per ricevere la gioia è disposto poi a tenersi il "pacchetto completo"? Non è un caso che i bambini "imperfetti" nati con l'utero in affitto vengano sistematicamente abbandonati dai compratori.
E se fa vomitare il fatto che la signora Poleggi definisca "compratori" dei genitori solo perché lei vuole aizzare i suoi seguaci all'odio, patetico è come poi se ne esca con una frasetta imbarazzante in cui sostiene che il suo odio sarebbe un atto di bontà contro quelle persone che sono vittima della sua campagna di disinformazione:
I gay non si rendono conto - o non vogliono rendersi conto - che sono essi stessi strumentalizzati, manipolati e usati, dalle fabbriche di bambini (cliniche della fertilità, intermediari nell'affitto di uteri, banche dei gameti, ecc.).
Questo business milionario usa i gay per promuovere lo sdoganamento e la legalizzazione dell'utero in affitto: sanno bene che la lobby gay ha un grosso potere economico e mediatico e si pone come capofila tra le "vittime" di discriminazioni che chiedono "uguaglianza di diritti".
Se le stesse istanze fossero presentate dagli etero non avrebbero la stessa considerazione nell'opinione pubblica e tra i politici. E così in alcuni Stati si è arrivati alla legalizzazione del turpe mercimonio: sono contente pochissime coppie gay, ricche, che rivendicano il diritto al figlio. Ma i soldi veri, lorsignori, li fanno con le moltissime coppie etero che non vogliono "rischiare" di mettersi in casa un estraneo con l'adozione.
E dunque perché lei si batte per impedire che due gay possano adottare quei bambini che sostiene non siano voluti dagli etero? Non è troppo semplice voler sostenere tutto e il contrario di tutto secondo convenienza pur di affermare tra le righe che a lei va bene tutto purché riesca a impedire a dei gay di poter essere genitori?